SLAYER, Repentless

Slayer

Sembra che stroncare questo disco sia uno sport molto in voga in questo periodo. Del resto la scena metal tende spesso ad assomigliare al Bar Marisa il lunedì mattina, rinomato punto di ritrovo di fronte allo stadio Artemio Franchi per i tifosi della Viola che amano esercitare la dialettica aristotelica e approfondire il concetto hegeliano di storia all’insegna della tolleranza e della riflessione creativa. Riguardo gli Slayer vige ormai una polarizzazione ideologica fra “dopo Show No Mercy è tutto una merda” e “SLAAAYEEEERR!!!!” (che anche se partorissero un disco dub sarebbe sempre “SLAAAYEEEERR!!!!”). Un distaccata aria di superiorità mi farebbe fare bella figura, soprattutto in sede di recensione, ma mi limiterò a fare uno sforzo per mascherare le mie simpatie per il secondo partito. Intanto mi colpisce l’approdo dei Nostri su Nuclear Blast dopo una vita su American Recordings (distribuita negli anni da BMG, Sony e, attualmente, se non erro, Universal). O gli Slayer vendono molto meno oppure la Nuclear Blast è enorme come non credevo. Repentless è anche il primo disco dopo la morte di Jeff Hanneman con l’inserimento conseguente di Gary Holt dagli Exodus e il ritorno di Paul Bostaph alla batteria a sostituire nuovamente Dave Lombardo. La ricomparsa della vecchia versione del logo poteva forse lasciar presagire delle voglie di old school, Repentless è invece molto in linea col percorso del gruppo. Questo è, fondamentalmente, il nocciolo della questione: gli Slayer hanno fatto album più o meno belli, ma hanno sempre seguito un sentiero (sensato), senza cambi radicali e mantenendo costante la loro impronta. Anche il tanto vituperato Diabolus In Musica, in effetti forse il loro lavoro più debole, fa comunque piazza pulita della gran parte della pletora di gruppi retro-thrash o di band storiche che si riformano.

La crudeltà musicale degli Slayer è ineguagliabile e se anche qualcuno la eguaglia, comunque copia i maestri, insomma, “SLAAAYEEEERR!!!!”. Oops, chiedo venia. Trovo stupido, in ogni caso, pretendere negli anni 2000 che questi signori partoriscano qualcosa con l’impatto del non più di moda Reign In Blood oppure del sempre acclamato Hell Awaits, i tempi sono completamente diversi ed è già notevole che gli Slayer siano rimasti Slayer pur senza far uscire fotocopie delle fotocopie dei loro dischi precedenti. Tornando a Repentless, la presenza di Paul Bostaph probabilmente ha condizionato in parte Kerry King, perché qui siamo meno vicini ai recenti Christ Illusion e World Painted Blood, mentre si sentono richiami a God Hates Us All (2001), cioè proprio l’ultimo disco ad aver visto all’opera l’attuale batterista. Quindi, oltre alle tipiche accelerazioni slayeriane, abbondano anche parti più cadenzate e percussive. Da segnalare però la presenza di “Atrocity Vendor”, out-take da World Painted Blood uscita solo come singolo e qua ri-registrata. Questo mi fa anche notare come il suono di Repentless sia più brillante rispetto a World Painted Blood e mi riferisco nella fattispecie alle versioni viniliche, perché sì, l’ho ovviamente comprato, ci mancherebbe, “SLAAAYEEEERR!!!!”. No, di nuovo…

Tracklist

01. Delusions of Saviour
02. Repentless
03. Take Control
04. Vices
05. Cast the First Stone
06. When the Stillness Comes
07. Chasing Death
08. Implode
09. Piano Wire
10. Atrocity Vendor
11. You Against You
12. Pride in Prejudice