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SKEPTICISM, Stormcrowfleet

SKEPTICISM, Stormcrowfleet

Di solito non amo scrivere di ristampe, trovo più utile diffondere la parola della musica nuova, specie quando a tornare in circolo sono classici che già possiedono un loro pubblico e dunque su di essi c’è già un quantitativo opinioni molto ampio. Anziché aggiungere a tutto questo un’ulteriore voce nell’era in cui tutti hanno un parere su tutto e l’arroganza di gridarlo al mondo come verità assoluta, trovo più utile dedicare le corde vocali/la penna ad altro. Puntuale, ecco però l’eccezione. Stormcrowfleet è un disco che amo troppo per non cedere alla tentazione di scriverne approfittando di questa ristampa, finalmente anche in formato vinilico, oltre che digitale. Tanto più che il disco è remixato, quindi urge controllare cos’è venuto fuori.

Facciamo un passo indietro. I finlandesi Skepticism sono il funeral doom. Insieme ai Thergothon, ovviamente, che magari godono di un culto maggiore avendo anticipato leggermente i connazionali, ma che hanno anche interrotto la carriera dopo il loro fondamentale, per il genere, Stream From The Heavens del 1994. Gli Skepticism, dopo un singolo del 1992 non ancora troppo focalizzato, realizzano un demo nel 1994, Aeothe Kaear, che li porta ad accordarsi con l’americana Red Stream per un disco da far uscire l’anno successivo. Stormcrowfleet e Stream From The Heavens contengono tutti gli stilemi del funeral doom a venire, ma all’epoca il primo attecchisce maggiormente al mio stereo, principalmente per due motivi, a complemento della ovvia lentezza esasperante: anzitutto la tastiera/organo creava un tappeto di costante malinconia e inquietudine, uno struggimento che i Thergothon comunicavano in maniera più debole; in secondo luogo era il suono a colpire, ultracompresso, carico di bassi all’esasperazione (un mastering estremo, per certi versi amatoriale, che forse ha reso impossibile qualsiasi edizione in vinile fino ad ora), per non parlare di un riverbero apocalittico con tutti gli strumenti che si allontanavano a dismisura, in sintesi un insieme di caratteristiche che creava una uniforme opprimente cappa sonora, probabilmente rimasta ineguagliata negli splendidi successivi dischi della band, nei quali il suono era nei fatti più ripulito. È quindi con curiosità che mi sono approcciato a questa ristampa remixata, dato che si è andati a intervenire su un elemento cardinale nel disco, seppur con tutti gli accorgimenti volti a non far storcere la bocca ai fan integralisti, in primis l’utilizzo di strumentazione analogica (così si afferma). Il risultato, devo dire, si discosta sensibilmente dalla versione originale. È un mix sicuramente più intelligibile, più brillante, più chiaro ma, inevitabile è il cozzo con delle orecchie che per 23 anni hanno ascoltato e amato Stormcrowfleet 1.0… qualcosa stona emotivamente. Mi rendo conto che è un discorso molto personale, chi conoscerà per la prima volta questo capolavoro avrà modo di apprezzarne meglio i contenuti, è indubbio, ma, aaah, perdonate, si stava meglio quando si stava peggio…

Tracklist

01. Sign Of A Storm
02. Pouring
03. By Silent Wings
04. The Rising Of The Flames
05. The Gallant Crow
06. The Everdarkgreen