SILENT CARNIVAL, Drowning At Low Tide
Marco Giambrone è stato di parola, e dopo l’omonimo esordio di quasi un paio di anni fa torna con lo stesso nome e partorisce questo nuovo Drowning At Low Tide. La proposta rimane più o meno la medesima, cioè nenie espanse e spirituali, per questo la sinistra apertura di “Across The Ocean” mi ha ricordato i Father Murphy, ma meno aggressivi, e anche la lunga e articolata prova chitarristica di “Drifting” si erge ad esempio di questo. Non manca comunque la caratteristica verve unita alla disperazione di certi Low (il cantato a squarciagola in “Devotion”), mentre interessante è l’ascolto dell’arrendevole e lunare “Downfall”. Spicca poi una più vivace “Flood”, mentre la chiusura è sempre di profilo ieratico in “Sick”. Come nell’album precedente, Giambrone si fa aiutare da una serie di ospiti che danno le giuste tonalità di grigio all’insieme, evidentemente ama tuffarsi nella malinconia: la voce sofferta di Carla Bozulich (nella già citata “Flood”), i ricami del suono opera di Matteo Uggeri e l’apporto degli archi di Andrea Serrapiglio e John Eisencheer, mentre il fido Carlo Natoli registra e produce. Drowning At Low Tide è una conferma di quanto ascoltato finora, nulla aggiunge e nulla toglie ad una proposta pensata per un certo tipo di ascoltatore, attento, profondo, intimamente legato ad una forma di cantautorato di matrice americana, quello più fosco e rurale.