SIJ, The Lost World
Piace eccome la proposta dell’ucraino SiJ, perché è un dark ambient delicato, atipico se consideriamo come punti fermi del genere la pesantezza atomica, l’oppressione e quelle frequenze sonore simili a muri invalicabili di cemento armato. Diciamo subito che l’album prende ispirazione dal celebre romanzo di Arthur Conan Doyle: dev’essere stata enorme l’immedesimazione in quelle pagine, fino al punto di omaggiarle utilizzandone il titolo.
The Lost World è, quindi, una valida riconferma (il giusto seguito del precedente Vale Of Forgotten Sounds), anche perché non si discosta più di tanto da quelle melodie decadenti. Ciò che colpisce e affonda è la leggerezza onirica nell’affrontare la malinconia e certi stati d’animo oltremodo evanescenti, coinvolgendo l’ascoltatore tramite particolarissime sensazioni di abbandono, allontanamento e disperazione, impreziosite da inserimenti di percussioni rituali, scrosci d’acqua, svariati field-recordings simili a leggeri soffi di vento che accarezzano il viso. Alcuni soundscape, poi, ricordando atmosfere a tratti da mille e una notte, a tratti le inquietanti, buie e sudicie vie del periodo londinese di fine Ottocento, s’insinuano nella carne come chiodi arrugginiti. Assecondato nella realizzazione del disco da alcuni ospiti, il mondo perduto di Vladislav Sikach è un vaporoso immaginario, una cartolina sbiadita che descrive un movimento spettrale all’interno di una nebbia fitta in cui si nascondono pericolosi ostacoli noise, ovviamente da evitare, mentre corpose e stratificate discese drone celano maleodoranti e oscure segrete (vedi copertina).
I diciassette minuti di “Night Near The Shores Of Glady” valgono da soli la spesa dell’acquisto, e rimanendo in tema di illustri romanzi (vedi “Grandi Speranze” di Charles Dickens), personalmente hanno scrostato dalla memoria alcune sequenze, soprattutto quelle erotiche e sognanti, del film di Alfonso Cuarón “Paradiso Perduto” (1998), interpretato da una sensazionale Gwyneth Paltrow.