SHORT FUSE, Embrace Yourself
Avevamo già incontrato gli Short Fuse, il loro hardcore che unisce potenza e passione (con riflessi metal nelle chitarre e cori coinvolgenti, a metà strada tra Europa e USA a livello di influenze) e la loro voglia di farsi un nome grazie all’energia live di cui siamo stati diretti testimoni. Oggi questa band attiva dal 2014 torna con un disco che porta in dote con sé vari motivi di interesse, a cominciare dal contratto con la New Age Records, etichetta attiva nel Sud della California dal 1988 e fondata da Mike Hartsfield (Outspoken, A18, Strife…). Un traguardo non da poco e il sapere che una realtà italiana uscirà per chi ha ospitato alcuni nomi di assoluto rilievo nella storia dell’hardcore mondiale come Mouthpiece, Unbroken, Strife, Outspoken, Turning Point e compagnia bella non può che rappresentare un motivo di orgoglio.
Embrace Yourself è stato anticipato dal singolo “Liberation Dance”, brano che apre il disco e ribadisce quanto sia importante per i suoi autori la condivisione catartica durante i concerti, definiti “il luogo dove poter essere finalmente sé stessi” e mettere in comune il cuore con i propri simili: ecco, gli Short Fuse sono tutti qui, nella necessità di ricercare emozioni condivise di fronte ad una realtà sempre più ostile e alienante. L’hardcore diventa così veicolo con cui scoprire le proprie debolezze e le proprie cicatrici per curarle insieme agli altri e farne forza motrice di un possibile cambiamento. Non una ricerca di fuga, quindi, ma una chiamata alle armi e al contarsi per resistere come i granelli di sabbia che nel testo di “Sandstorm” cercano di raggiungere la riva nonostante la tempesta che li respinge a largo. Legata alle parole, la musica di Embrace Yourself acquista anch’essa forza e valore, si fa veicolo ideale dei messaggi e dona loro spinta, proprio quello che è il compito principale dell’hardcore se non lo si vuole svuotare di significato e renderlo un genere del tutto interscambiabile con mille altri. E la musica degli Short Fuse si adegua al ruolo e riesce ad essere allo stesso tempo omogenea e ricca di riflessi, ha un suo tratto unitario che le dà forza nella coesione ma ingloba al suo interno differenti personalità e sfaccettature in una girandola di alti e bassi, calma apparente ed esplosioni devastanti, il tutto senza perdere mai di vista l’obbiettivo che è quello di unire a sé. Come avevamo detto in precedenza, c’è un filo che lega questi nuovi paladini della scena romana con una tradizione che viene da lontano e che ha saputo toccare luoghi distanti migliaia di chilometri, trasformandoli in una casa comune almeno per chi avrebbe deciso di farne parte. Poco altro da aggiungere, promozione guadagnata sul campo e del tutto meritata.