Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

SHIVERS, Shivers

c

Dopo quello Baker / Belfi / Skodvin, Miasmah mette in circolo un altro terzetto devastante: Rutger Zuydervelt (Machinefabriek), Gareth Davis e Leo Fabriek, quindi elettronica più sax più percussioni (e non solo). Nome ed atmosfere si riferiscono al primissimo Cronenberg, quello che intrecciava in modo sorprendente mostruosità fisiche e psicologiche. I tre si conoscono e hanno lavorato assieme, ma questa è la prima volta che sono tutti quanti sullo stesso album nello stesso momento. Sembra soprattutto Zuydervelt il perno, dato che generalmente crea il pianeta quasi sempre ostile sul quale gli altri due si muovono. L’inizio di “Ash” pare “Terminator”: sembra di sentire le Macchine calpestare, imponenti, gli umani rimasti ancora vivi. Senza tergiversare troppo, insomma, il progetto Shivers incuriosisce tutti subito, nel tentativo di tirarli dentro al disco con qualcosa che abbia potenza sufficiente per calamitare l’attenzione, investendo il corpo. Le combinazioni possibili tra questi artisti sono diverse (sentire “Otomo”), tanto che il comune denominatore horror aiuta davvero chi ascolta a trovare una certa unità nell’insieme. Notevolissime “Brood” e “Replicant” (sì, l’epoca e i generi cinematografici di riferimento sono proprio quelli): la prima presenta un loop di synth sci-fi, che di sicuro Cronenberg avrebbe approvato, e assume colori strani e più caldi grazie ai brevi interventi di Davis; la seconda, sempre benedetta da queste intriganti nuance di sax, è pulsante e malvagia, a suo modo industrial, specie nella parte centrale. Di valore “Spacek” (vedi parentesi precedente), che sembra quasi una “Karmacoma” apocrifa, spiazzante “Rabid”, che inizia quasi à la Aufgehoben e prosegue senza preavviso come un jazz piuttosto rilassato.

Acquisto obbligatorio.

Tracklist

01. Ash 
02. Otomo 
03. Rabid 
04. Brood 
05. Spacek 
06. Replicant