Shapednoise: il brutalismo del rumore, il graffito del rap

Nino Pedone (Shapednoise), fotografato da Leonardo Scotti nel 2023

Nino Pedone (Shapednoise), siciliano emigrato a Berlino, è producer, dj, sound designer. Di lui abbiamo sempre parlato e io ho cercato di intervistarlo per diverso tempo, fino a quando grazie a Transmissions non ha potuto dirmi di no. Shapednoise, infatti, suonerà dal vivo al Teatro Rasi di Ravenna questo 26 ottobre, nel contesto dell’edizione nr. 16 del Festival, questa volta curata da Moor Mother, una delle figure più carismatiche apparse sulla scena alternativa negli ultimi anni, presente con la sua poesia e la sua voce in moltissimi dischi, non ultimo Absurd Matter di Nino, uscito nel 2023, dove per inciso la troviamo straincazzata.

Shapednoise comincia a farsi notare nel 2013, grazie a Until Human Voices Wake Us (Opal Tapes) e The Day Of Revenge (Hospital), due dischi sui quali – osservati ora – già si vede la sua impronta aliena, minacciosa. I due full length successivi (Different Selves, su Type, uscito 2015; Aesthesis, su Numbers, uscito nel 2019) mi sembrano figli di una stessa “evoluzione”: è lo Shapednoise che diventa maestro di sound design, che ti mette in testa il casco della realtà virtuale e tu ti immergi talmente tanto in questo videogioco ultraviolento (“estetica degli schiaffoni”, dicevo io una volta) che non vuoi più tornare indietro e dopo un paio di settimane ti trovano in casa morto di fame con la bavetta rinsecchita al lato della bocca. Arrivato a questo punto, Pedone – che ha anche buttato fuori un ep in cui collabora con Roly Porter e con Rabit, oltre a un ep con Black Rain – è riuscito a fondere una pluralità di generi: è una specie di Justin K Broadrick che però non è partito da chitarre ed elettronica, ma solo dalla seconda vent’anni dopo, con tutte le conseguenze del caso. Absurd Matter è un salto quantico, per molti motivi: anzitutto Shapednoise resta riconoscibile eppure magicamente tira in ballo il rap, come se avesse deciso di fare concorrenza ai Dälek, in secondo luogo emana ansia, paura e inquietudine come mai prima, forse perché meno impegnato a cercare “la botta” (comunicato stampa e recensioni dell’anno scorso – per giustificare questa maggiore sofferenza – si soffermano sulla sua temporanea perdita dell’udito).

Absurd Matter è uscito per Weight Looming, nuova etichetta gestita da Nino. Questo mi dà l’occasione di elogiare intanto per bene il suo lavoro passato con Cosmo Rhythmatic, nata per pubblicare materiale più astratto e meno convenzionale rispetto alla sorella Repitch, che aveva messo su con altri emigrati come Ascion e Davide Carbone. Penso alla scoperta di Franck Vigroux (e di Vigroux col compianto Vainio), alla gemma Solitude dei King Midas Sound (c’è la nostra recensione e servirebbe proprio un articolo a parte), a un Grischa Lichtenberger inedito e molto efficace, a un album post-club della sottovalutata Sophia Loizou, e infine ad alcune cose molto valide di Vladislav Delay e pure di Shackleton.

Durante il mio breve scambio di mail con lui ho avuto la percezione di avere a che fare con un puro e un onesto, dato che anziché autoelogiarsi e parlare di sé, si è impegnato soprattutto a rispondere alle domande sulle sue influenze e sui suoi rapporti con altri artisti, che poi è il modo migliore per far capire a tutti cosa suona e per innescare la curiosità degli appassionati, che passano le loro giornate a collegare dischi ad altri dischi…

P.S.: oggi è uscito anche il programma di Transmissions OFF, così il cartellone con gli appuntamenti del Festival è completo. L’ho incollato alla fine di questa intervista.

Anzitutto hai gestito un’etichetta che amo molto, di cui si parla poco in Italia: Cosmo Rhythmatic. Hai indovinato un disco che passerà alla storia come quello dei King Midas Sound, ma a me interessa la tua scelta di avere Mika Vainio e Franck Vigroux sul tuo catalogo: possiamo dire che per ragioni anagrafiche soprattutto il primo ha influenzato Shapednoise?

Nino Pedone (Shapednoise): La scelta di Mika Vainio mi sembra ovvia, è stato il guru della musica noise ma di quel noise legato anche al glitch e al ritmo, penso al progetto Pan Sonic come a Ø… Uno degli artisti che mi ha influenzato di più in assoluto. Tutto comunque è nato per caso, Franck Vigroux mi disse che aveva questa collaborazione con Mika e mi chiese se fossi interessato a farla uscire sull’etichetta. Sono fiero del lavoro fatto, l’ultima volta che vidi Mika di persona prima della sua scomparsa – eravamo al Berlin Atonal – mi disse che mi rispettava molto sia per il quanto realizzato con l’etichetta, sia come producer.

Ti do questa triade: JK BroadrickMick HarrisKevin Martin. Quanto ha pesato su di te?

Tanto. E più Justin e Kevin, devo dire. In particolare Techno Animal: diciamo che il connubio rap-industrial-noise, prima di Death Grips, Jpegmafia e altri… parte da lì. Ho sempre ascoltato Justin e i suoi vari progetti, da Godflesh a Jesu, passando per un altro che a me piace e che molti probabilmente non conoscono: Greymachine. Kevin naturalmente anche come The Bug ha fatto molto per la scena bass, ed è l’unico artista al mondo che è stato remixato sia da Aphex Twin, sia dagli Autechre. Un particolare non da poco.

Ti do un’altra triade, più giovane: Roly PorterEmptysetPaul Jebanasam. Col primo hai anche collaborato. Quanto ti senti vicino a questi suoni e quanto ti senti diverso?

… oggi come oggi non saprei, non so quanto mi sento vicino. Soprattutto gli Emptyset in passato mi hanno aperto un mondo, quello di cui parlavo prima rispondendoti su Vainio, quello del “rhythmic noise”. Ci sono delle tracce che non riesco a togliere da i miei dj set dopo tanti anni, e sono sia degli Emptyset, sia di Roly col progetto Vex’d. Credo però che la mia musica negli ultimi anni si stia evolvendo e stia prendendo direzioni diverse.

Sei megatrasversale. La cartina di tornasole sono le collaborazioni per i tuoi dischi (dal fondatore dei Godflesh a hip hop di ultimissima generazione, passando per un sound designer di David Lynch). Io voglio sapere da te cosa ti ha salvato dal diventare “monocoltura” come tanti musicisti che sembrano non essere aperti a nulla al di fuori del loro settore.

Io come artista cerco sempre un’evoluzione pur volendo mantenere uno stile che sia mio e inconfondibile. Mi piace includere tutto quello che mi influenza musicalmente ma anche nella vita quotidiana.

Hai un grandissimo senso dello spazio: spesso i tuoi pezzi sono scenari nei quali sembra di vedere tutto muoversi in più direzioni. Da dove nasce questo tuo modo di presentare il suono? Non tutti i musicisti ragionano in termini di spazio, è più facile che pensino al tempo…

Mi piace usare il suono per creare spazio e avere un sound design avanzato e definito, mi serve per sorprendere l’ascoltatore e portarlo con me nel cosiddetto “viaggio”.

Io sto ruotando molto intorno al tuo sound “grosso” e potente, ma il rischio, se non ti faccio questa domanda, è che chi ti conosce poco si perda una parte del tuo percorso: quando hai cominciato a sentire il bisogno di aggiungere la parola alla tua musica? Tra l’altro in Absurd Matter c’è un pezzo, “Family”, che è uno di quelli che mi ha fatto più male a livello di testo negli ultimi anni…

L’hip hop e il rap sono sempre stati fondamentali per me, ed era da tempo che cercavo d’incorporarli nelle mie produzioni. Absurd Matter è stato il progetto giusto ed ho avuto la fortuna di lavorare con alcuni degli artisti migliori in questo momento, quelli che stanno rimodellando la scena rap underground.

Cosa deve aspettarsi il pubblico di Transmissions da un tuo live? Come si è capito, hai preso parte ad eventi imperdibili come il Berlin Atonal e le testimonianze video in rete sono clamorosamente belle.

Sicuramente un live esplosivo e pieno di sorprese.

History of ideas sounding the weight of what’s to come è il sottotitolo scelto da Moor Mother per la sedicesima edizione di Transmissions: un claim che rappresenta anche uno statement programmatico per accompagnarci in un viaggio unico e personalissimo attraverso i linguaggi sonori del contemporaneo. Al programma ufficiale di live e dj set si affiancherà anche quest’anno il palinsesto di Transmissions OFF, che oltre ai warm-up giornalieri al Rasi comprenderà un Q&A con la curatrice condotto da Marco De Vidi – giornalista di Internazionale, The Guardian, Il Manifesto (venerdì 25 alle ore 17.00) e un live in solo di Aquiles Navarro (sabato 26, ore 18.00): entrambi gli eventi, a ingresso libero fino a esaurimento posti, saranno ospitati nei suggestivi spazi dello storico Molino Lovatelli in Borgo San Rocco a Ravenna. Inoltre, presso il Ridotto del Teatro Rasi sarà visitabile tutte le sere a partire dalle ore 20.00 la mostra collettiva DUSTS, a cura di Eleonora Savorelli e organizzata dall’associazione culturale marte in collaborazione con Bronson Produzioni, che riunisce le opere delle artiste Silvia Bigi e Giorgia Severi e del collettivo CaCO3.

Di seguito il calendario con tutti gli appuntamenti delle tre giornate di festival:

giovedì 24 ottobre

– Teatro Rasi –
dalle ore 20.00
DUSTS mostra collettiva a cura di Eleonora Savorelli [ingresso libero] ALOS (IT) warm-up dj set

dalle ore 20.30
Aquiles Navarro (PA/US) dj set
Imani Mason Jordan with Moor Mother (UK/US)
White People Killed Them | Raven Chacon /Marshall Trammell / John Dieterich (US)

 

venerdì 25 ottobre

– Molino Lovatelli –
ore 17.00
Q&A con la Curatrice: Marco DeVidi intervista Moor Mother [ingresso libero]

– Teatro Rasi –
dalle ore 20.00
DUSTS mostra collettiva a cura di Eleonora Savorelli [ingresso libero] ToffoloMuzik (IT) warm-up dj set

dalle ore 20.30
Dj Haram (US)
Nkisi (BE/UK)
Moor Mother & The Hoi Ensemble | Camae Ayewa / AquilesNavarro / Alya Al-Sultani / Lukas Konig / Simon Sieger (US/CA/PA/US/IQ/UK/AU/FR)

 

sabato 26 ottobre

– Molino Lovatelli –
ore 18.00

Aquiles Navarro (CA/PA) live [ingresso libero]

– Teatro Rasi –
dalle ore 20.00
DUSTS mostra collettiva a cura di Eleonora Savorelli [ingresso libero] OvO (IT) warm-up dj set

dalle ore 20.30
R.Y.F. (IT)
Shapednoise (IT)
Lord Spikeheart (KE)