SEREMONIA, Neonlusifer
I Seremonia giungono a noi dall’impenetrabile Finlandia, una delle isole felici europee per unicità e solidità della scena musicale underground, che si parli di punk o di metal, di folk o delle derive più d’avanguardia.
Incarnano perfettamente i canoni di un certo stile Suomi, riconoscibile grazie all’estetica DIY degli artwork, l’attitudine da garage band e il particolare sarcasmo sui generis che traspare spesso da altre uscite di casa Svart Records. Nascono nel pieno del revival psych/doom/stoner/occult/rock del decennio scorso e, al contrario di molte altri emersi nello stesso periodo e dopo poco tempo scomparsi, riemergono sempre, questa volta dopo un’assenza lunga ben 6 anni.
Perché i Seremonia hanno superato la prova del tempo?
La risposta è in Neonlusifer, il disco esemplificativo per comprendere come, e perché, la band abbia vinto questa sfida. Il primo elemento distintivo è, senza dubbio, la particolarità della voce di Noora, una mix tra l’apatia allucinante dell’Ozzy Osbourne degli esordi sabbathiani e l’imperfezione ammaliante di Isobel Sollenberger dei Bardo Pond: recitando in lingua madre sermoni deliranti, ci ipnotizza nelle tracce più catchy e dirette (“Väärä Valinta”, “Neonlusifer”, “Tuolle Puolen Auringon”…) e ci guida nella nebbia di flauti di blackwidowiana memoria (“Raskasta Vettä”, “Unohduksen Kidassa”).
Chi dirige il Sabba sono le chitarre fuzzose, solide ed essenziali, che strizzano l’occhio all’ascoltatore con semplici e pregevoli raffiche garage/stoner; l’utilizzo misurato e sapiente di tastiere e synth (in stile Jess & The Ancient Ones) completa la struttura dei pezzi con incisività. A mio avviso, però, la sezione ritmica manca di mordente: pur facendo degnamente il suo lavoro, non eccede in protagonismo.
Rispetto agli album precedenti, la produzione di Neonlusifer è lo-fi quanto basta per apprezzare il disco con la giusta e non artificiosa sporcizia. Eppure in alcuni casi risulta doloroso inginocchiarsi all’altare dei Seremonia: il cantato in finlandese potrebbe essere troppo esotico per certe orecchie, inoltre l’elementarità di alcune soluzioni compositive non soddisfa chi cerca stimoli più cervellotici; sono sicuro, tuttavia, che Neonlusifer sia l’entry point più indicato per l’ingresso nella loro chiesa lisergica decisamente singolare.