Sedna: sfidare la gravità [+ The Man Behind The Sun full album stream]
I SednA (scritto così) prendono il nome della dea del mare degli eschimesi, ma è ad altre profondità che si rivolgono. Sono di Cesena e in dieci anni di vita hanno pubblicato un demo, due split, due full length e ora il terzo, pur passando attraverso diversi cambi di formazione: al momento sono un quartetto basso – batteria – due chitarre, ma il loro ultimo lavoro, The Man Behind The Sun, è stato registrato in tre, con la precedente bassista. Nonostante l’instabilità, grossomodo suonano sempre un ibrido tra black metal e post-rock. Nell’intervista più sotto, infatti, Alex (voce e chitarra, l’unico presente sin dall’inizio) non mette filtri e dice senza problemi che si è formato su Altar Of Plagues e Wolves In The Throne Room: questo in effetti aiuta a far entrare il suo gruppo nell’inquadratura.
The Man Behind The Sun è un album costituito da una sola traccia di 33 minuti: non sorprende che i SednA abbiano deciso di provarci, perché anche nei dischi precedenti si vedeva che avevano bisogno di intraprendere ogni volta un lungo viaggio (spaziale) per esprimersi al meglio. A livello di storia raccontata, non siamo lontani dagli Emperor: l’uomo dietro al sole è uno che non si è arreso allo status quo e non è rimasto al suo posto, come Lucifero, Icaro (soprattutto, direi) e Prometeo, protagonisti dei dischi di Ihsahn e Samoth. A livello musicale, siamo secondo me messi bene: come funziona questo mix di generi si sa, dunque ecco che le parti atmosferiche sono molto scure e tristi e le esplosioni black metal sono viscerali e brucianti così come dev’essere, soprattutto nella seconda metà del pezzo, durante la quale diventano una vera e propria bufera, impegnativa fisicamente ed emotivamente anche per chi ascolta queste cose da tempo. C’è un crescendo iniziale che a livello ritmico è gestito con un po’ troppo manierismo, ma già con quello successivo le cose – per quanto risapute – vanno meglio. Lo screaming è ok, anzi a volte è davvero un punto di forza, anche se alcune variazioni di registro sembrano ottenute con difficoltà (per inciso, in aggiunta ad Alex, alla voce è ospite Benjamin Guerry dei francesi The Great Old Ones). Posto che mi sembrano facilmente migliorabili, queste sono imperfezioni rimpicciolite dall’energia e dall’autenticità della performance del gruppo. Sono molto curioso di vedere se il live manterrà le promesse del disco: The Man Behind The Sun esce domani per Spikerot, anche nei vari formati digitali. Ho chiesto ad Alex di dirci qualcosa in più sulla band e sull’album.
I SednA, se non sbaglio, hanno cambiato formazione completamente, te escluso. Cosa ti ha spinto a proseguire con questo nome? Possiamo dire che sei tu a determinare come suona il gruppo?
Alex Crisafulli (chitarra, voce): Ad oggi SednA compie dieci anni. Dieci anni di concerti, registrazioni, sudore, lacrime, fatica, sforzi e sacrifici. Con la dipartita di Mattia (il batterista, ndr), la situazione si era fatta critica per via della scarsa risposta durante la ricerca di un suo sostituto. Ho avuto però una fortuna infinita nel trovare quasi per caso Luca, il quale si è impegnato come mai mi sarei aspettato nel rimettere in piedi questo progetto. In meno di un anno avevamo composto e registrato The Man Behind The Sun, di conseguenza abbiamo concretizzato l’alchimia che si era creata tra di noi, promettendoci di spingere e tirare il più possibile questa band nella stessa direzione. L’abbandono di Elyza ci ha sì colpiti duramente, ma non ha fatto sorgere in noi il minimo dubbio sul proseguire. Si può dire che saremmo anche andati avanti come duo, reinventandoci daccapo. Fabion e Manuel sono stati rintracciati da Luca, in quanto amici di vecchia data, e hanno portato un’ennesima ventata di aria fresca a un progetto che, guardandomi indietro di due anni, rischiava di diventare stantio. Sono una persona che non molla neanche di fronte all’evidenza, soffro il distacco e SednA è la mia creatura, la mia Amante, mia Madre. Non potrei mai abbandonarla. Per quanto riguarda il sound, di sicuro questo si plasma sul mio suono di chitarra, ricercato negli anni, ma viene costruito unendo tutte le menti presenti in sala ogni volta che ci si ritrova per comporre.
Domanda sui massimi sistemi, giustificata dall’aver di fronte una band che è arrivata al punto di fare un solo brano, ma di 30 minuti. Rispetto a voi, agli antipodi del pianeta delle musiche estreme ci sono gruppi che vogliono esprimersi solo con pallottole di uno-due minuti. Vorrei sapere perché tu hai bisogno di tempo.
Non ho mai imparato a suonare la chitarra, o meglio nessuno me l’ha mai insegnato. Di conseguenza lo “stile” che ho adottato si basa su coloro che ho studiato nel momento in cui mi è stato chiesto di imbracciare lo strumento per SednA. Mi sono tuffato di testa negli Altar Of Plagues e nei Wolves In The Throne Room per cercare di capire “come” affrontare questo genere, nel momento in cui ho dovuto abbandonare il mio ruolo di cantante con il distacco dal progetto da parte di Eric all’incirca nel 2012. Di conseguenza ho imparato a prendermi tempo nell’evoluzione di un riff o di una parte, probabilmente per i miei gusti musicali: sono un ascoltatore che ha bisogno di spazio quando ascolta un brano, amando quegli album che possono essere concepiti come una traccia unica. Per quanto riguarda The Man Behind The Sun, in accordo con Luca ed Elyza, ho voluto spingere ancora di più su ciò che eravamo sempre stati e vedere dove il nostro limite musicale si sarebbe manifestato, a 33 minuti.
Spesso chi scrive di musica scorda che lo fa per i lettori. Temo che qualcuno pensi che i SednA siano un gruppo prog cerebrale che registra concept incomprensibili. Al contrario, The Man Behind The Sun è molto emotivo: da che riserve mentali o da che esperienze avete preso la benzina da buttare sul fuoco?
Ho sempre lasciato che fosse la musica a guidarmi, componendo le lyrics dei brani dopo che questi erano giù ultimati. Nel caso di The Man Behind The Sun mi sono semplicemente affidato a ciò che mi trasmetteva il disco, andando a scrivere un nuovo capitolo della trilogia composta da “Sedna/Eterno/The Man Behind The Sun” (senza escludere “Red Shift” e “Dalla Cenere, Il Buio”, che fanno comunque parte del disegno complessivo del concept), chiudendo il ciclo e definendo l’intera storia. Seppure pieni di sofismi e forme di scrittura molto astratte, collegando i testi assieme si ha un piccolo romanzo di base fantascientifica/mitologica/epica, che parte dalla nascita dei nostri Avi direttamente dal mare (“Sons Of The Ocean”) e arriva alla scoperta di nuovi mondi al limitare dell’universo, vicino ai Pilastri della Creazione (“Pillars Of Creation”). Mi piace scrivere storie e racconti fantasy, arricchendoli con tratti emotivi personali.
A questo proposito, l’album monotraccia non è solo roba da prog: si va da Brian Eno e il suo capolavoro ambient Thursday Afternoon a sacerdoti del riff come Melvins, Sleep e Boris. C’è qualche album “one track only” che ti ha fatto pensare “un giorno farò anch’io qualcosa del genere”?
Sono sempre stato affascinato da album il cui susseguirsi di tracce è cosi fluido da far sembrare tutto un unico brano (un emblema per me rimane Eve degli Ufomammut), nello specifico però no, non ho preso spunto da album realmente fatti di una traccia singola. Mi è piaciuto molto Forever And A Day di Syndrome: avendolo scoperto durante la fase di scrittura del disco, ha inciso sull’idea, rendendomi ancora più convinto della mia scelta.
Sul disco hanno messo le mani Baraldi e Stecconi (anche ospite, suona chitarra e synth). Hanno esperienza: suonano, producono, vanno – o accompagnano altri – in tour, fanno i fonici… A proposito di versatilità, aggiungo Davide di Spikerot. Che avete imparato da loro? Con Lorenzo avete in comune anche la capacità di reagire ai cambi di lineup…
Sono tutti e tre d’ispirazione per ragazzi come me, in pratica macinano palchi da quando io ancora non avevo mai visto un microfono. Ho avuto la fortuna di collaborare e diventare amico loro… questo li ha resi per me “persone reali” e non solo musicisti visti su un palco. Ho imparato che la musica unisce coloro che seguono la stessa linea di ispirazione, e allo stesso tempo quanto sia bello vivere di essa. Impegnativo ma emozionante. Davide è una persona eccezionale, con cui ho avuto modo di condividere – oltre che una settimana di van – anche molto del mio tempo da quando ha deciso di pubblicare il nostro nuovo album. Nessuno come lui e i ragazzi di Spikerot aveva mai curato così un’uscita e di questo ne sarò sempre debitore. Con Lorenzo è stato diverso e in parte strano, in quanto il mio cervello si è aperto a sonorità sperimentali a un festival nel 2010 “grazie” a lui. Non conoscevo i Lento e sono stati una scoperta a dir poco rivoluzionaria per la mia concezione della musica.
I Secrets Of The Moon nel 2015 secondo me pubblicarono un ottimo album. Un pezzo si intitolava “The Man Behind The Sun”. Intervistato da me, il cantante mi disse, credo un po’ serio e un po’ no, che era lui l’uomo dietro al sole. Hai sentito quel brano? Che ne pensi del testo?
Non sapevo del brano, conosco il progetto solo di nome. Beh, direi che io e lui abbiamo una visione un po’ diversa della cosa, in quanto per me “l’uomo dietro al sole” è un mio antenato giunto lassù in un punto inarrivabile del cosmo pur di concepire e vedere con i suoi occhi la realtà. Probabilmente dal mio punto di vista rappresenza l’arroganza ma allo stesso tempo il senso di rivalsa dell’uomo.
Una mia curiosità personale: hai mai visto “Sunshine” di Danny Boyle? Un astronave perduta, un capitano impazzito che si convince che il sole sia un dio e “passa dalla sua parte” contro gli uomini..
Purtroppo mi manca, ma vedrò di recuperare assolutamente. Anche in The Man Behind The Sun il sole all’ inizio è concepito come il despota, il nemico… ed anche qui, nel finale, l’uomo si “allea” con il sole, quindi si può dire che l’idea, seppur con sfaccettature e un’espressione differente, sia la stessa.
Un’altra mia curiosità personale, perché la musica dei SednA mi apre i cassetti della testa dove tengo i ricordi dei film: il logo della band è influenzato dal film “Arrival” e da come immagina la scrittura degli extraterrestri?
È la stessa cosa che ho pensato guardando il film! Qui però bisognerebbe chiedere al ragazzo che si è occupato di creare il logo tempo fa, Michael Anderlucci (chitarrista degli Infernal Angels e sessionist per Selvans). Volevamo qualcosa che richiamasse un mondo lontano, ma che allo stesso tempo risultasse mitologico e antico… da qui la contrapposizione tra le lettere più “solide” e quelle in “stile Arrival”.
Avete già suonato al Frantic, lo so. Mi piacerebbe sapere come gestirete live questo disco. Lo rifarete per intero? Avete pensato a dei visuals o a un set di luci particolare?
Con l’arrivo di Fabion e Manuel abbiamo dapprima puntato al creare alchimia tra musicisti improvvisando e componedo materiale inedito, poi ci siamo buttati nell’arrangiare The Man Behind The Sun in quanto il nostro obiettivo principale era poterlo proporre dal vivo il più posssibile una volta pubblicato. Sì, così come al Frantic, la nostra scaletta per ora sarà di 33 minuti, quelli che compongono il disco. Tagliarlo o allungarlo per tempistiche di palco sarebbe per noi uno sbaglio, andrebbe a rovinare “il viaggio” che c’è al suo interno. Abbiamo quindi riadattato e rinforzato il tutto con una seconda chitarra, che dona un ulteriore strato fondamentale al sound, rendendolo più corposo e presente. Al stesso tempo abbiamo dovuto modificare la nostra tipica posizione sul palco (che vedeva me ed Elyza girati verso il centro dello stage con due fari laterali puntati dalla batteria verso il pubblico) per via della nuova formazione a quattro. Abbiamo lavorato anche sulle luci, ma per sapere come venite a vederci live!