Sébastien Guérive: di ritorno dal punto di non ritorno
Non penso che qualcuno in Italia conosca il compositore francese (Nantes) Sébastien Guérive. Ho capito che avevo a che fare con uno bravo quando mi è stata proposta la pubblicazione del video (premiatissimo, ma non chiedetemi di far finta di conoscere quei premi e chi li assegna) di “Omega II”, una delle tracce di Omega Point, album a tema fantascientifico in uscita il 19 marzo per Atypeek Music. Sébastien nasce violoncellista, scopre il laptop e comincia a collaborare professionalmente col mondo del teatro, della danza e delle arti visive, oltre che a pubblicare album da solista. Oggi – colpito da quel video e messomi più volte all’ascolto del disco – posso dire che riesce a stare sulla scia di Roly Porter e Third Law, di Murcof e Cosmos, di Haxan Cloak ed Excavation, di Josh Graham col suo progetto IIVII: maestosità, profondità, larga scala, nessuna paura di confrontarsi coi massimi sistemi, melodia, capacità sia di utilizzare il ritmo, sia di disegnare paesaggi sonori. Omega Point si riferisce alla teoria del Punto Omega (meno erotica di quella del punto G) secondo la quale l’evoluzione umana raggiungerà una fine in cui l’uomo sarà Dio o troverà Dio, a seconda dei vari autori che l’hanno formulata. Pare che a Sébastien interessi il fatto che questo tendere al Punto Omega allontani l’uomo dalla natura, quando invece sarebbe necessario un ricongiungimento. E in effetti, ascoltando l’album, si ha sì la sensazione di viaggiare nello spazio, ma in alcuni momenti sembra anche di essere sul fondo dell’oceano a ricongiungerci con le prime forme di vita mai esistite. Mi sono messo in contatto con lui con l’obbiettivo di dare a tutti una minima cornice dentro cui mettere il disco.
Il tuo primo album è all’incirca di vent’anni fa. Hai iniziato come violoncellista. Poi hai scoperto i software musicali. Omega Point dimostra anche la tua familiarità con i synth analogici. Stai ancora cercando il tuo sound o pensi che a un certo punto della tua carriera hai trovato la tua vera voce?
Sébastien Guérive: Sì, penso che questi vent’anni mi abbiano permesso di trovare il suono che mi caratterizza meglio, anche se resto un eterno insoddisfatto e per questo non smetto mai di comporre.
Omega Point è un lavoro potente. Quanto tempo ha richiesto la sua finalizzazione?
Direi due anni, frazionati in diverse parti più o meno lunghe a seconda della mia disponibilità. Questa scansione temporale imposta dai miei altri progetti dell’epoca mi ha permesso di avere uno sguardo più distanziato su ciascuna tappa della sua creazione.
Omega Point ha un’aura decisamente fantascientifica. Sei fan del genere? Libri o film di questo genere che hanno impattato sul tuo lavoro?
Amo molto l’universo science fiction, in particolare quando tratteggia intelligentemente qualche aspetto del futuro o quando rimette in discussione determinate convinzioni. I film che hanno avuto un impatto sul mio lavoro sono “2001 – Odissea Nello Spazio”, “Interstellar”, “Inception”, “Blade Runner”, “Ad Astra”, “The Fountain”…
Negli ultimi dieci anni ho percepito un nuovo interesse per le colonne sonore (anche grazie a nuove società come Netflix che producono un sacco di roba, spesso a tema sci-fi, e scommettono su compositori più giovani). Ti va di menzionare qualche compositore di colonne sonore che ti ha influenzato? Qualcuno di quelli nuovi ma anche qualcuno di quelli meno nuovi.
In effetti mi interessa particolarmente la nouvelle vague di compositori come Justin Melland, Ben Frost, Ludwig Göransson, Mica Levi, ma mi incuriosiscono anche quelli più anziani come Ben Salisbury & Geoff Barrow, Johann Johannsson, Max Richter, Trent Reznor & Atticus Ross.
Stiamo parlando di arti visive, quindi voglio darti carta bianca per parlare del tuo video stupefacente per “Omega II”…
Il video di “Omega II”, realizzato con Thomas Blanchard, si apre con l’immagine di un corpo la cui energia zampillante si tramuta in più forme sfuggenti e instabili; la pulsazione della musica segue il suo movimento, accelerando perché di esso esprime l’urgenza vitale di ritrovare un legame con tutti gli elementi dell’universo. Noi volevamo intrecciare musica e immagini per restituire ciò che avviene tra corpi e materia in quello spazio comune che è il mondo della metamorfosi, in cui l’uomo si scopre indissolubilmente legato alla natura.
Christian Fennesz, Ben Frost, Tim Hecker, Roly Porter and Murcof. Questi nomi ti dicono qualcosa?
Sì, assolutamente, direi che sono sempre parte della mia playlist.
Apprezzo molto la loro radicalità, questa famosa “singolarità” che desidero trovare nelle opere artistiche in generale.
Per essere chiaro, amo il tuo disco. Come ascoltatore, però, non mi piace quando la roba è troppo pulita. Di solito ho bisogno di un po’ di sporcizia e un po’ di dissonanza. Questa è la sola cosa “negativa” che posso dire di Omega Point.
Mi piace sottolineare sia gli incidenti felici, sia la texture dei suoni. Tuttavia preferisco che l’insieme rimanga dolce per l’orecchio.
Dimentichiamoci per un momento del Coronavirus. Stai preparando un live a/v per Omega Point? Vorrei davvero essere a uno dei tuoi show. Possibilmente un doppio spettacolo Sébastien Guérive – Franck Vigroux…
Con Mickael Dinic e Thomas Blanchard stiamo preparando la Versione 2 del mio live a/v (c’era già un live show a/v chiamato “Omega Point”, ma non era pronto il disco, ndr). Continuerò a utilizzare il mapping per la scenografia e ci aggiungerò nuovi video. Per quanto riguarda la musica, sarà spazializzata per ottenere più immersione.
E… sì, sarebbe un gran cartellone con Franck Vigroux!