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ŠARŪNAS NAKAS, Ramblings

Una collezione di poesie, una messa in scena collimata in recensioni terribili, un regime che vieta l’esecuzione della performance punendo il proprio creatore: quel che resta di questa vecchia storia è Ramblings, opera del lituano Sarunas Kaunas datata 1985, partita da scritti di Almis Grybauskas, e oggi ristampata da quello che pare un ente semi-pubblico nato con l’obbiettivo di diffondere la cultura musicale lituana. Non so perché, ma vedendo la foto di Sarunas, ascoltando la tromba nel primo movimento, “Lonelier Than All Of Us”, la mia mente è corsa subito a Boris Vian. Fosse così semplice, sarebbe quasi un gioco da ragazzi, ma il lavoro prosegue fra percorsi spettrali che sembrano composti da un’accolita di rancorosi, con Igor Stravinskij ed Hal Willner come spiriti guida. Sono nove le divagazioni che compongono Ramblings, partono dal jazz e vanno a toccare diversi umori ed ambientazioni: facile capire come mai nel corso degli anni spezzoni delle stesse siano stati utilizzati a più riprese per sonorizzazioni e commenti sonori. Più complicato andare a ricercare (oltre all’ovvia opposizione di partenza) la motivazione che ha negato una pubblicazione completa fino ad oggi.

Le voci e l’aria rimembrano le fredde superfici e gli antichi boschi della Lituania, con una performance da parte di Salomėja Jonynaitė che riecheggia mondi sperduti ed appezzamenti naturali rubati ad un Angelo Badalamenti d’Oltrecortina. Ma basta un secondo per essere catapultati in un antico marchingegno che unisce musica industriale e ritmo da operetta e che deflagra in un’onda free. Quando i ritmi si accendono sembra si stiano aprendo le porte di un’infernale e deviata New Orleans, compresi di pire e diavoli fiammeggianti. Possiamo soltanto immaginare le facce degli ospiti d’onore nella prima serata. Il crepitio delle anime sarà sembrato frastornante, la chiusura seducente e salmodica di “At The Edge Of The Fog” avrà di sicuro mietuto qualche vittima debole di cuore.

Bello recuperare questo pezzo di storia, doveroso, ma dal primo minuto di ascolto vorrei assaporare lo stupore sui visi degli astanti, sedotti e frastornati da cotanta bramosia musicale.