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(Sabbra) Kadabra

– Cosa rubereste alla band in tour con voi?
– La droga.

Ogni tanto dimentico che con certi gruppi è tutto semplice. Non servono grandi ragionamenti, diventano inutili tutti i blow-upismi di noi italiani. Zeppelin, Sabbath, Doors, Floyd, tanto basta. L’importante, a volte, è solo suonare, divertirsi, rifare ciò che ci rendeva davvero felici quando mettevamo qualcosa sul giradischi e accendevamo una sigaretta balorda insieme ai nostri due-tre amici più stretti, e poi rifarlo ancora un po’ fuori dal locale dove abbiamo appena visto il millesimo concerto. I Kadabra sono questo e non ci sarebbe molto altro da aggiungere. Per dovere d’informazione posso scrivere che sono un trio (batteria – basso – chitarra/voce), vivono a Spokane (Washington), non sono di primissimo pelo, si vestono come una via di mezzo tra “That ’70s Show” e la Wyatt Family, e hanno esordito con Ultra nel 2021 su Heavy Psych Sounds, sette-pezzi-sette tutti validi (che si tratti della psichedelia di “Settle Me” o di “Bean King” e del suo tiro White Stripes). A me hanno ricordato molto gli Sleepy Sun, perché mettono d’accordo Iommi con cose più colorate dello stesso periodo, non dico pop, ma scanzonate sicuro, mi vien da pensare barrettiane ma non vorrei esagerare. Li vedremo in Italia coi Warlung a febbraio, vi abbiamo già scritto esattamente quando e dove.

Ipotizzo che molti italiani non conoscano la vostra scena locale, quindi ti va di raccontarcene qualcosa? Da quello che posso capire, avete avuto tutti altre band prima.

Ian Nelson (basso): Sì, in passato siamo tutti stati in altre band appartenenti alla nostra scena locale. La cosa migliore della scena di Spokane è il supporto reciproco, che va oltre i generi musicali. Se entri a un concerto hardcore punk, tra il pubblico vedi anche artisti folk e hip hop. È grandioso!

Spokane è la seconda città dello stato di Washington in termini di popolazione. Come puoi immaginare, tutti qui ricordiamo la scena grunge di quello stato. Siete influenzati in qualche modo da ciò che è accaduto vicino a voi negli anni Novanta? Sembra che tutte le band grunge abbiano suonato dal vivo a Spokane…

Come band siamo fan dei Nirvana. Non che ne siamo influenzati, ma a tutti e tre piace ascoltarli. Garrett (chitarra, voce, ndr) è anche grosso fan degli Alice In Chains e di tutto ciò che ha fatto Layne Staley.

Il vostro esordio è molto buono. Non mi stanca mai. Ma è il vostro esordio. Come avete convinto Heavy Psych Sounds a scommettere sui Kadabra?

Onestamente mi sono limitato a mandare una mail a Gabe (Gabriele Fiori di Black Rainbows ed Heavy Psych Sounds, mi sa, ndr). Il giorno dopo mi ha risposto dicendomi che era preso bene dal disco e che voleva scritturarci.

Ultra mi regala il giusto mix tra Jefferson Airplane e Black Sabbath. Come logico sto ipersemplificando. Però immagino che voi abbiate una ricca collezione di album rock dei Sessanta e dei Settanta. Chi, di quell’epoca, ha ancora un influsso su di voi?

Ascoltiamo molti artisti di quell’era. Penso che traiamo ispirazione con naturalezza da quel periodo, perché siamo davvero cresciuti ascoltando le band che lo hanno vissuto. Se devo nominarne qualcuna… Led Zeppelin, Black Sabbath (ovviamente), Doors, Pink Floyd.

Nel vostro caso, “tradizione” vuol dire l’età dell’oro del rock, gli anni Sessanta e Settanta. “Tradizione” è un dialogo tra presente e passato. Cosa cercate di aggiungere alla vostra tradizione o come la cambiate?

Per noi è più semplice di come la metti tu. Stiamo solo cercando di scrivere la musica che amiamo e di poter andar fieri del risultato.

Sarete in tour coi Warlung. Ho chiesto al loro cantante e chitarrista Philip Bennett se c’era qualcosa che avrebbe rubato ai Kadabra, lui ha risposto che si trattava del vostro “suono grasso”. Cosa rubereste ai Warlung?

La droga.

Secondo me una band oggi deve stare in tour più che può se vuole farsi notare. Secondo voi? Come vi sentite ora che state per girare la cara vecchia Europa?

Ci piace molto andare in tour. È letteralmente la cosa che preferiamo fare. Siamo entusiasti di cambiare continente e incontrare gente meravigliosa sulla strada.

Come descrivereste i vostri show? Ho cercato su YouTube e sembra che abbiate grande intesa e che tendiate a estendere i pezzi in chiave psichedelica.

È difficile rispondere a questa domanda quando sei tu quello a suonare. Ti posso dire solo che cerchiamo di divertirci il più possibile quando siamo sul palco insieme e sperabilmente questo è qualcosa che poi si riversa anche sul pubblico.