SAÅAD, Deep/Float
Si chiamano Romain Barbot e Greg Buffier. Sono il duo francese – proveniente da Tolosa – che compone i Saåad. A più di un anno di distanza dal precedente lavoro, ecco che ritornano con questo nuovo Deep/Float, e sempre per la straordinaria Hands In The Dark.
Questo disco nasce nel 2013 da un’idea alquanto affascinante, ovverosia riverberare i suoni di corni giganti amplificati dall’impatto contro ripide pareti rocciose alle pendici delle Alpi. Il risultato ottenuto è davvero ottimo, un corposo e solido monolite, più tagliente della nerissima ossidiana e stabile quanto un reticolo cristallino a cella esagonale compatta (“Valley Of Quartz”). A tratti si materializzano perfino sfumature melodrammatiche, come ad esempio in “Alone In The Light”: forse scrivo un’assurdità, ma sembra quasi di sentirci The Protagonist, spogliato però della sua anima classicheggiante. Field-recordings di una cattedrale gotica ghiacciata si mescolano con infernali drone da fonderia (“Giant Mouth”), mentre intanto “New Helicon” sublima le alte e innevate cime alpine, fino a far loro assumere – attraverso le frequenze di “After Love” – deliziose forme sinuose e celestiali, quasi da Cappella Sistina.
Ovviamente è un disco da ascoltare in cuffia, per non perdere i notevoli effetti sonori racchiusi e nascosti al suo interno. È sicuramente un lavoro ben fatto, però c’è anche il rischio che questi quaranta minuti di ambient-drone possano risultare noiosi. Personalmente – ma trattasi solamente di gusto personale – ho più apprezzato l’audiocassetta Orbs & Channels, per via delle aggressioni sonore, delle escoriazioni auricolari e per quei brevi ma intensi passaggi fantascientifici, a tratti anche psichedelici.