RUDOLF EB.ER, Brainnectar
Abbiate pazienza, ma soprattutto pietà. Lo so, non interessa a nessuno, ma è (quasi) d’obbligo raccontare una piccola storiella o aneddoto personale. Qui si è anziani e bisogna tornare indietro di molti anni, e come tutte le fiabe che si rispettino, cominceremo il racconto con il classico correva l’anno. Era il 1993 o 1994, si usciva da quelle graziose porcherie synth-pop – che tuttora piacciono – anni Ottanta, per immettersi in nuove sonorità. Un giorno vidi su un famoso canale televisivo il videoclip della canzone “Just One Fix” dei Ministry, che mi fece immediatamente esclamare: “wow! forte sta roba, sì, ok, ma che genere è?”. Qualche breve ricerca in giro, et voilà: trattasi di industrial-metal. Nulla contro il metal, ma la curiosità cadde sull’altro termine. Dopo un periodo transitorio d’ascolti electro ed ebm (leggasi Front Line Assembly), capitai su alcune interessanti pagine web (erano gli anni in cui la rete viaggiava ancora a 56k, con Napster unica fonte di scaricamento gratuito), sulle quali c’era una lista di dieci album “fondamentali” per introdursi in quel marcio universo industrial, noise e affini. Non credo esista più questa pagina, e non menziono i titoli, ma sta di fatto che più della metà – ma diciamo pure tutti – erano quantomeno musicalmente sconosciuti. Uno di questi dieci album era Ho (1992), autore Runzelstirn & Gurgelstock. Dietro questo nome si nasconde l’austriaco/svizzero Rudolf Eb.er, artista poliedrico che fa dell’estremismo la sua regola principale, ed erede (forse) di quell’azionismo viennese che tanto fece discutere e scandalizzò il mondo intero nel secolo scorso. Scriviamolo subito, il primo impatto fu traumatico, infatti, abbandonai immediatamente, ripiegando su un altro nome della lista, ovverosia quello schizzato di Jordi Valls alias Vagina Dentata Organ. Anche in questo caso, però, l’ascolto deluse le attese, per fortuna venivano menzionati anche i Cabaret Voltaire e soprattutto Nocturnal Emissions. Rudolf Eb.er intanto proseguiva la propria attività, sia dal vivo – dove si esprime meglio – sia su disco, trasferendosi, nei primi anni Novanta, nel regno del rumore per eccellenza, ovvero Osaka in Giappone.
“Brainnectar” è la sua ultima fatica, oltre che la seconda uscita della Schimpfluch Associates (la prima, già recensita, è del fondatore Dave Phillips). Col padiglione auricolare allenato – che non vuol dire migliore – ritento l’avventura. I suoni non sono male, ma per assimilare queste cose bisogna essere dei prescelti, e qui il dono non è stato ancora ricevuto. È pur sempre, però, un viaggio acustico graffiante, costruito su manipolazioni di field-recordings ed effetti elettronici che simulano motoseghe e danze assassine d’insetti: zanzare tigre, mosche, vespe, ma soprattutto api. Cinguetti d’usignoli, starnazzare d’anatre killer (“Transferring Consciousness”) e impercettibili scoppiettii d’olio bollente si mescolano allo scrosciare di gocce d’acqua (“Burning All Ignorance”), a rintocchi tenebrosi di campane dark-ambient (“Chöd”) e a martelli pneumatici che brutalmente vivisezionano la scatola cranica (“Black Smell Of Death”). La malattia terminale e la morte cerebrale di “Death And Decomposition”, associata agli urlacci alienati di “Yellow Smell Of Death” e “Shakti”, espulsi dall’ugola di Junko Hiroshige (Hijokaidan), servono ad innalzare gli impulsi asettici generati da un microchip elettronico tempestato da ventosi e grigi tappeti dronici provenienti dal Monte Meru (“Tantric Tv”).
Il nostro Rudolf non è uno sprovveduto, e con estremo piacere continua ad ustionarci sin dal 1987. Fate voi, l’album è ostico e ci vuole un bel coraggio a finirlo tutto, visto che è pure un doppio cd. È stata dura, ma questa volta ce l’abbiamo fatta.
Tracklist
Disc 1
01. entering emptiness
02. reside in emptiness
03. kala – the black one
04. realizing emptiness
05. black nectar
06. oh, black nectar
07. generating psychic heat
08. the thousand-petalled brain (for perineal contraction)
09. yellow smell of death
10. psychic heat rising – piercing themidbrain
11. chöd – cutting the ego
12. burning the ego
13. touching totality / exploring death
14. (rite) for piano and rectal contraction
15. shakti, shakti, fountainhead!
16. biting stench and witches (bird ritual)
17. death and decomposition (corpse ritual)
18. black smell of death
19. kali – the black one
20. clear light of death
21. tantric tv
Disc 2
01. burning all ignorance
02. the art of dying / bhujanga
03. n/um (neural carnival)
04. maa kala ratri
05. psychic fire, phem! phem! (heating brainnectar)
06. the wicked flutist
07. dripping brainnectar (down the spine)
08. kundalini mata shakti
09. transferring consciousness
10. gtummo – the fierce one
11. my corpses decay
12. kazak, kak, kak! (the psychopompos)
13. (riding the) seven-trunked elephant
14. levitating elephant (lifting the anus towards the navel)
15. concentrating all internal sounds at the top of the brain
16. ejecting consciousness (out – through the cranial vertex)
17. neuromagnetic stimulation and witches
18. collecting brainnectar (in the throat)
19. bees suckle at my brain
20. nectar – the great stream
21. yellow heat / transforming death