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RORCAL, Creon

RORCAL, Creon

Per il loro nuovo album i Rorcal attingono dalla trama delle tragedie di Sofocle – in particolare “Antigone” – e si tuffano nelle vicende dell’antica Tebe. Così, dopo aver dato all’intero lavoro il nome del re di Tebe Creonte e intitolato i quattro lunghi brani con i nomi di altrettanti protagonisti dell’opera (Polinice, la stessa Antigone, Emone ed Euridice), il gruppo si tuffa in un’intensa piece di puro black metal atmosferico in un flusso senza soluzione di continuità, tanto ricco di cambi di umore e pathos quanto in qualche modo distante dalla sua indole più sperimentale e contaminata, cui la formazione svizzera aveva abituato il suo pubblico. Questo differente approccio è, molto probabilmente, frutto dei temi trattati e della ricerca di quel crescendo catartico che la stessa tragedia greca poneva come suo paradigma, nonostante venga a mancare una delle caratteristiche che da sempre ha segnato lo stile dei Rorcal, ovverosia quel mix che vedeva come ingredienti anche una buona dose di drone-doom e di ambient a donare profondità e personalità al tutto. Con Creon questa pulsione sperimentale finisce inghiottita nelle spire di un black che non conosce momenti di tregua e rallenta la sua corsa solo per lasciare che le linee melodiche ricche di angoscia e disperazione trovino la propria strada tra lo stridore delle chitarre e l’incessante opera della batteria. Ancora una volta, quindi, i Rorcal prendono tutti alla sprovvista e cambiano in corsa, senza rispettare quanto il precedente e immenso Világvége aveva lasciato intuire e ancora più distanti da quell’Heliogabalus che li aveva imposti come una delle realtà più interessanti della scena estrema attuale. Mentre raccontano le vicende che vedono contrapposto il nuovo re di Tebe Creonte ad Antigone, figlia di Edipo, i Rorcal si abbandonano completamente a uno stile evocativo che tratteggia a tinte decise il dipanarsi della storia, senza lasciar spazio a divagazioni o cambi di percorso, quasi si trattasse di un fiume in piena che travolge e spazza via ogni altra cosa. In questo modo l’ascoltatore finisce per trovarsi al centro degli eventi e vive quasi in prima persona il crescendo che porterà al suicidio di Euridice, moglie di Creonte, lasciato solo a rimpiangere la propria avventatezza. L’impresa era ambiziosa e i Rorcal sono riusciti a dare una propria visione personale di una storia già toccata da molti lungo i secoli. Qui si arriva al nocciolo della questione: l’oggettivo rischio che Creon colpisca con meno forza gli estimatori del lato più sperimentale della band e coloro che si limitino al solo lato musicale, visto l’indissolubile legame tra storia e suo adattamento in note. Per il resto, i Rorcal si confermano come uno dei punti di riferimento imprescindibili per chi voglia fare i conti con l’estremismo sonoro di ultima generazione.