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RONIN, Fenice

Fenice

Risorgere.

La tavolozza della creatura di Bruno Dorella s’è arricchita di nuovi colori. Fenice è senza ombra di dubbio l’album della maturità. Cesella e armonizza un mondo bagnato dalle fresche acque della classica colonna sonora italiana, solo che il film non c’è. Paradosso che sembra non creare alcun problema all’ensemble, visto che i pezzi sono sì adatti a immagini, ma al contempo autonomi, oltre che tersi da una bellezza cristallina. L’intro “Spade” fende onomatopeico la superficie del teatro nel quale si mostra: un fulmineo e pragmatico inizio d’opera. Ci sono poi le “earth-iane” “Nord” e “Selce” (segnaliamo che quest’ultima è accompagnata anche da un video bucolico firmato da Fatima Bianchi), con quel rock in souplesse che mostra i muscoli senza sembrare mai aggressivo. “Jambiya” è figura acid rock à la Robert Rodriguez, senza El Mariachi però, solo mood e veloce incedere morriconiano. La title-track è spleen cinematico che ti seduce e non t’abbandona: immaginate un film di Sergio Leone – quello mai nato sulla Rivoluzione d’Ottobre, ad esempio – che si anima all’improvviso e rinasce appunto come “Fenice”, gran pezzo che vede la presenza al violino di Nicola Manzan aka Bologna Violenta. Questa è musica che fa sistema, che si affranca dai modelli anglosassoni e si crogiola nella propria intrinseca peculiarità artistica. Una sottintesa descrizione dell’Italia martoriata di oggi, che non dimentica la proprie radici e prova non solo a rinverdire i fasti del passato, ma li rielabora e re-interpreta con coraggio alla luce del presente. Perdonateci il peana, ma Dorella & soci fanno proprio sul serio, anche quando salmodiano con l’organo e le chitarre liquide in “It Was A Very Good Year”, con la voce “aliena” di Emma Tricca che è un incanto. Degna chiusura poi “Conjure Men”: fiati andini, melodia assassina, un ritmico affresco folk-rock, di quelli che i Calexico ormai non fanno più da tempo, da Feast Of Wire almeno. Onore a Dorella, dunque, a Nicola Ratti alla chitarra, a Paolo Mongardi (Zeus) che spazzola sobrio e a Chet Martino, bravo al basso neanche fosse un elemento dell’orchestra di Piero Umiliani.

 

Selce RONIN from Fatima Bianchi on Vimeo.

 

Tracklist

01. Spade
02. Benevento
03. Selce
04. Jambiya
05. Fenice
06. It Was A Very Good Year
07. Gentlemen Only
08. Nord
09. Conjure Men