Roma Obscura pt. 2, 22/2/2014

Primordial

Roma, Traffic.

Giunto alla seconda edizione, il Roma Obscura è un evento che diventa sempre più un punto cardine per un certo tipo di metal qui nella Capitale: le sonorità a cui si rivolge vanno dal death metal (spesso moderno) al black metal, fino al doom, sia tradizionale sia quello più propenso a divagazioni melodiche. La prima puntata aveva portato qui due colossi come October Tide e Negură Bunget, mentre a questo giro gli organizzatori (Gabbo Orange e la sua No Sun) hanno deciso di puntare ancora più in alto, chiamando per la prima volta in Italia i Primordial, leggende irlandesi del black metal celtico (questa volta nel vero senso della parola, con molte influenze folk).

Il primo gruppo a salire sul palco, alle 6 e mezza spaccate, sono i Seventh Genocide, formazione dedita a un black/death melodico. Non sono mai stato un fan di questo genere, però devo dire che i ragazzi se la cavano molto bene, pur se con una setlist di soli tre brani (uno di questi, “Breeze Of Memories”, si trova sul loro disco di imminente pubblicazione). La prossima volta spero di rivederli con una scaletta più ricca, così da poter dare un giudizio migliore. Anche se è così presto, c’è tanta gente al Traffic: si tratta di un evento più unico che raro, vista la tendenza a snobbare i primi gruppi a suonare nei festival. Il cambio palco è molto veloce, è più che evidente che gli sforzi per rispettare i tempi sono veramente tanti, cosa ancora più rara, oltre che assolutamente apprezzabile.

La seconda band di questa sera sono i calabresi Glacial Fear, nei quali militano membri di A Buried Existence e Zora. Si definiscono death metal, anche se di questo genere c’è ben poco nella loro musica, quantomeno non quello tradizionale (li trovo molto più vicini a un metal di stampo moderno). Non sono esattamente pane per i miei denti, però mi sembrano in ottima forma. Il loro nome qui è molto noto, ed erano alcuni anni che non si sentiva parlare di loro, mi ha fatto piacere riuscire a vederli dopo essermeli persi molte volte.

Dopo di loro ci sono gli Shores Of Null, nuova band con elementi parte anche di altri progetti (Zippo e The Orange Man Theory, ad esempio). Il loro sound non è facilmente catalogabile (mi ricorda soprattutto i Mastodon e diverse cose uscite sotto Relapse Records), ma il muro di suono che riescono a creare in sede live è davvero notevole. Questa sera propongono molti brani che troveremo nel loro prossimo disco, in uscita per Candlelight Records. Ottima la performance del cantante Davide Straccione, anche se la voce non arriva sempre con la stessa chiarezza, perché spesso coperta dalle chitarre. Credo che a breve sentiremo molto di più parlare di loro, non solo grazie all’ottimo contratto che sono riusciti a firmare con la prestigiosa label inglese.

Abysmal Grief

Terminata l’esibizione degli Shores Of Null, abbandoniamo le sonorità moderne per addentrarci nell’oscurità degli Abysmal Grief. Il gruppo genovese non suona spesso, a Roma se non erro erano già venuti, ma sicuramente non avevano avuto così tanta gente sotto di loro in questa città. Forti di una scenografia singolare, fatta di croci, tombe, candele e vasi con i fiori, riescono a creare un’atmosfera funerea, grazie anche a una macchina del fumo che finirà col diffondere la nebbia per tutto il Traffic. La scaletta è come al solito molto equilibrata: c’è materiale vecchio e nuovo, nel quale spiccano “The Necromass”, “Crypt Of Horror” e la finale cover dei Death SS “Chains Of Death”, contenuta del 7” Celebrate What They Fear. Questa è la terza volta che li vedo, e probabilmente la migliore in assoluto.

Salgono sul palco i toscani Handful Of Hate, unico nome davvero black metal questa sera. L’unica volta che li avevo visti era nel 2006, al Jailbreak di spalla agli Impaled Nazarene, con i quali hanno suonato molte volte. In quell’occasione mi erano piaciuti parecchio, mentre questa sera li ho trovati in forma, ma non convincenti come anni fa. L’esperienza e il talento si vedono, stanno on stage con estrema professionalità e hanno un Traffic strapieno davanti ai loro occhi. Personalmente mi sono un po’ allontanato dal genere, forse se ne fossi ancora coinvolto come un tempo mi sarei divertito di più.

Penultimi stasera sono i Doomraiser, che giocano più che in casa e sono uno dei pochi gruppi a godere di un seguito anche al di fuori della scena metal, infatti spesso i loro concerti sono molto affollati. Non riesco a tenere il conto delle volte che li ho visti, ma sto notando che recentemente sono anche migliorati, grazie anche a un muro di suono sempre più coinvolgente e a una formazione rinnovata, con dentro due chitarristi nuovi: Marco Montagna e Giulio Serpico Marini, entrambi provenienti dai Nerodia. Oggi propongono anche un nuovo brano, “Mirror Of Pain”, che fa parte del loro prossimo album.

Primordial

Verso la mezzanotte è finalmente il turno dei Primordial, per la prima volta live qui a Roma, che aprono il loro concerto con “No Grave Deep Enough”. Non li avevo mai visti e rimango molto colpito dal carisma e dal talento dell’ottimo Alan Nemtheanga, un frontman veramente di classe. La setlist questa sera è tratta soprattutto dagli ultimi album, in particolare Redemption Of The Puritan’s Head. Dimostrano una gran classe live, anche se suonano (a mio avviso) per troppo tempo, superando le due ore. A un certo punto, data la stanchezza, non mi riesce di goderli appieno, però è innegabile che stiano suonando al meglio delle loro possibilità: sicuramente chi è venuto solo per loro può ritenersi più che soddisfatto.

Questa seconda edizione del Roma Obscura è stata assolutamente degna di nota: una buona atmosfera, ottimi gruppi e un grande lavoro da parte degli organizzatori. In una città come Roma riuscire a rispettare tutti gli orari, spaccando il minuto, è una cosa più unica che rara. Sembra poco, ma soprattutto in un festival essere così puntuali non è un lavoro così semplice. Per quanto riguarda le band, i migliori in assoluto sono stati senza dubbio gli Abysmal Grief, che speriamo ritornino più spesso da queste parti.