ROBANERA, Meco Discordia [full album stream]
In questo periodo si parla molto di blackened core, ovvero della fusione tra estremismo metal e furia hardcore in salsa noir, ma lo si fa in un’ottica attuale e fortemente influenzata dall’immagine che dei due generi si ha oggi. Con i Robanera, invece, si gioca al “what if…” di marveliana memoria, traslando il genere in questione agli anni Ottanta e al periodo in cui il concetto di hardcore passava per nomi come Black Flag, Poison Idea e Bl’ast!, mentre quello di metal oscuro nasceva dall’eredità dei Black Sabbath e trovava negli Hellhammer la sua forma più estrema, con i St. Vitus a fungere da freak accettati dalla scena hc di Washington DC. Proviamo con questi nomi in mente a visualizzare il malsano frutto di simili commistioni, senza dimenticare un buon bagno nelle paludi dello sludge più mefitico e tossico: si tratta della versione made in Robanera dell’incontro tra stili differenti, accomunati dal presentarsi nella loro versione più malata e ruvida, un po’ come avrebbero potuto fare i Superjoint Ritual se si fossero riusciti a scrollare di dosso ogni sovrastruttura e avessero giocato di sottrazione, anziché farsi prendere la mano. Riff strascicati e allungati fin quasi al punto di rottura, improvvise accelerazioni, suoni spessi da tagliare con il coltello, mai però pompati o liberati dalla patina di ruggine che li avvolge, e sopra a tutto la voce livorosa che ne inchioda l’andamento a una smaccata indole ostile, rendendo ancora più realistico il risultato finale. Difficile trovare un minimo appiglio di modernità in questi brani, eppure il tutto risulta quanto più attuale possibile, proprio perché sembra di scorgere fuori dal finestrino il panorama desolato di una qualche periferia con i capannoni in vendita, le nuove costruzioni lasciate a metà e i segni evidenti della crisi che ormai ricopre ogni cosa. Ecco, Meco Discordia non ha tempo di darsi un tono, ritoccare i suoni, baloccarsi con qualche pro-tool o strizzare l’occhio all’ultimo gadget tecnologico, perché è il frutto di un gruppo incazzato e rabbioso, non gioca a fare il cattivo ma si diverte a guardare torvo l’ascoltatore, sicuro che chi fa il duro per posa abbasserà lo sguardo e tornerà a fare shopping in centro con i soldi di papà. Più sangue e merda che in un film pulp.
Qui sotto, per un periodo di tempo limitato, tutto l’album in ascolto.