RICCARDO NOÈ, Cabal
Non so se Noè, con questo cognome, sia cresciuto in una famiglia di religione ebraica, fatto sta che dedica il suo album alla cabala, coi titoli dei pezzi che rimandano a una precisa tradizione (“Adam”, “Lilith”, “Babel”, “Golem”, “Noah”…). Da quello che possiamo capire dalla sua biografia, Riccardo avrà a malapena trent’anni, ma porta con sé una già consistente esperienza come dj a Milano (dovrebbe inoltre essere tecnico del suono) e ha trasformato “Syntheke”, che era il nome delle sue serate, in un’etichetta che si occupa di techno e IDM focalizzandosi sulla melodia – o almeno così scrive – e che ovviamente pubblica anche questo Cabal. L’album, in effetti, dà sempre la possibilità di seguire almeno una linea melodica di synth, nonostante sia molto denso e fragoroso, con un suono che va a coprire frequenze basse fino a spaccare il pavimento e punta molto sul volume, una cosa che succede spesso negli ultimi anni in dischi che per pigrizia uno definisce drone e ambient, ma che non sono affatto impalpabili (The Haxan Cloak, Jebanasam e altri…). Noè, comunque, ricorre anche a battiti e pulsazioni (molto buona “Rothschild”), non so se perché i soggetti che rappresenta sono ben diversi o perché – come mi suggerisce l’intuito – voglia utilizzare tutto il suo arsenale, dimostrandosi di volta in volta potente, atmosferico o dinamico. Se saprà scegliere e curare meglio alcuni suoni un po’ troppo scontati e trovare una voce solo sua, potrà di sicuro farsi conoscere ovunque.