REINHOLD FRIEDL & ERYCK ABECASSIS, animal électrique

Nella storia dell’elettrofisiologia – settore della fisiologia che si occupa tanto dei fenomeni elettrici provocati internamente dagli organismi animali, quanto dei fenomeni che derivano dall’impiego di forze elettriche sugli esseri viventi – un ruolo fondamentale è stato ricoperto dallo studio dell’organismo delle torpedini. Insieme alle razze, le torpedini sono probabilmente tra le specie di pesci elettrici, o elettrofori, più conosciuti anche da chi non è del settore. Mediante appositi organi i pesci elettrofori sono in grado di produrre scariche per paralizzare e impaurire le loro prede, ma anche per sondare l’area circostante e muoversi con maggiore sicurezza.

In un ipotetico bestiario musicale, il lavoro di Reinhold Friedl e Eryck Abecassis entrerebbe a pieno titolo nell’ordine degli album elettrofori. Stando a quanto raccontato dagli stessi musicisti, l’idea di un progetto in comune era nata già a partire dal loro primo incontro avvenuto dieci anni fa a Marsiglia, ma si è concretizzata pienamente solo grazie all’invito – ricevuto da François Bonnet –  a suonare nel 2019 all’Akousma Festival. Nato dunque da un’esperienza live, animal électrique fonde i singoli percorsi musicali di Friedl e Abecassis e l’esperienza di Bonnet – anche lui collaboratore del disco – in un campo elettrico formato da sei tracce.

La partenza dell’album coincide con un crescendo di rumori molto intenso, che si modifica grazie allo stratificarsi di altri brusii di sottofondo, e si interrompe inaspettatamente alla fine. L’asperità e la crudezza di quest’episodio, tuttavia, non mostrano che uno dei volti di animal électrique. Capovolgendo l’ordine d’ascolto l’impressione che si può avere è opposta a quella appena descritta: l’ultima traccia, infatti, è quieta e minimale, e persino la disgregazione del suo suono, percepibile a metà del tragitto, non rompe la sua staticità. In un certo senso, il contraltare nato dall’accostamento tra l’inizio e la fine di animal électrique permette di immaginarlo come l’espressione di due poli elettrici di intensità opposta. Considerandolo nella sua interezza, sembra di trovarsi di fronte a un unico mare di suoni che, pur non scomparendo mai, si presenta con forme e volumi differenti. In tal modo, il muro di rumori udibile durante il primo minuto non scompare nel proseguimento dell’ascolto, ma continua a mutare di intensità fino a rendersi, a tratti, del tutto impercettibile.

I movimenti oscillatori che si sviluppano durante la seconda e la terza traccia paiono confermare quest’idea: prese assieme, queste formano un intervallo nel quale il suono si concretizza in forme transitorie, per poi diradarsi di nuovo in una nebbia di ronzii dai volumi differenti. Il continuo scambio di vuoti e pieni precede un’opposizione musicale simile a quella che risulta dal confronto tra l’avvio e la conclusione dell’album. Il pianoforte e le tonalità sospese di animal électrique 4 si spengono lentamente solo per ripresentarsi, nel penultimo pezzo, in una forma violenta e caotica che ricorda proprio l’esordio del disco. Il campo elettrico e musicale di animal électrique si struttura in questo modo in una forma a rombo, dove la traccia 1 e la traccia 6 – così come la 4 e 5 – formano dei poli dall’intensità opposta, mentre il secondo e terzo brano fungono da passaggi o zone intermedie.

L’animale elettroforo di Friedl e Abecassis, con i suoi spasmi e movimenti, conferma dunque l’interesse di Editions Mego per progetti nei quali le sperimentazioni più raffinate convivono con le tonalità penetranti e brutali del noise.