RED APOLLO, Marche Funebre
Dopo averli visti in azione dal vivo e ascoltati negli split con Gottesmorder e Sundowning, è finalmente arrivato il momento di godersi i Red Apollo all’interno di un album tutto loro. Sei tracce di postcore, a cavallo tra sludge e influenze black, arricchite con digressioni ambient e parti strumentali dall’evidente mood atmosferico. La proposta della formazione tedesca sfrutta i contrasti tra l’impatto della matrice hardcore e il piglio evocativo di paesaggi sonori pieni di pathos, a tratti vicini al post-rock, più spesso dotati di un taglio cinematografico che dona alla scrittura la capacità di evocare vivide immagini o, meglio, le sensazioni a queste collegate. Non manca nemmeno qualche richiamo ai seminali Fall Of Efrafa, da cui si parte per elaborare un approccio autonomo a un’idea di postcore meno vincolata alla classica trinità Neurosis, Isis, Cult Of Luna (si veda, ad esempio, la finale “A Sea Of Trees”). Seppure non inusitata, la formula funziona e colpisce nel segno, come nell’incipit di “Black Feathered”, esempio ficcante di come si possa offrire in pasto all’ascoltatore un suono ricco di sfumature eppure ben amalgamato nelle sue diverse componenti. Rispetto agli split, Marche Funebre ha il dono di mettere a fuoco l’idea di partenza e di portare a casa il risultato proprio per il maggiore respiro che un album dà al tutto. Meno oscuri e claustrofobici della maggioranza dei colleghi, i Red Apollo non fanno a meno di una componente emotiva nei loro pezzi (a tratti ricordano persino realtà post-screamo), così da evitare la caduta nella reiterazione di standard blackened-core ormai codificati. L’effetto è quello di un continuo alternarsi di ombre e luci, quasi si osservasse un cielo denso di nubi gonfie di pioggia attraverso cui filtrano i colori del tramonto, con i rossi e gli arancioni oltremodo vividi e corposi. Marche Funebre è un interessante tentativo di fusione tra sonorità distanti e in qualche modo già utilizzate in accoppiata, cui giovano la voglia di mettersi in gioco e di dosare gli ingredienti in modo non banale. In breve, un solido punto di partenza da non prendere sottogamba.