RED APOLLO, Christoph
Conosciuti grazie allo split con i Gottesmorder e alle date condivise con loro in Germania, i Red Apollo hanno confermato la buona impressione suscitata con un album in cui postcore e dense atmosfere cinematografiche (a cavallo tra dark-ambient e shoegaze) interagiscono e si sovrappongono. Chiamatelo blackened-core o come più vi aggrada, ma quello che esce dai solchi di Marche Funebre solletica la curiosità e aggiunge all’usuale mix di hardcore e oscurità un retrogusto particolare che ne caratterizza l’incedere. Motivo più che sufficiente per approfondire la conoscenza in sede di intervista.
Sembra che questo per voi sia un periodo particolarmente impegnato: vari tour, il Deathfest, due split (con Gottesmorder e Sundowning), il nuovo album… Mi scordo qualcosa?
Christoph (basso, voce): Be’, c’è un terzo split per completare la “transgression trilogy” ma, al momento, non abbiamo un partner, visto che i Dead Flesh Fashion si sono sciolti. Di sicuro comunque lo realizzeremo entro il 2013. Suoneremo un paio di show a settembre e andremo in giro per un weekend con i nostri amici Anteater. Subito dopo ci prenderemo un po’ di tempo per comporre nuovo materiale. Credo questo sia il piano per il resto dell’anno.
L’Alerta Deathfest è stato di sicuro uno degli apici di questo periodo intenso, ti va di raccontarci qualcosa?
L’Alerta Deathfest è andato oltre ogni più rosea previsione. Abbiamo aperto il festival nella giornata di sabato e pensavamo di trovarci a suonare di fronte ad una cinquantina di persone, ma quando sono salito sul palco per sistemare le ultime cose e mi sono girato, ho visto di fronte a me almeno duecentocinquanta persone in attesa. Non abbiamo mai suonato di fronte ad un pubblico così numeroso, ma ci siamo davvero divertiti. Ho anche apprezzato la possibilità di incontrare alcune persone fantastiche che non vedevo da un po’ o che ho incontrato per la prima volta, specialmente Timo (di Alerta Antifascista, ndr), i Gottesmorder e i Downfall Of Gaia!
La sera prima di raggiungere Hannover (dove si svolgeva il Deathfest), avete suonato a Recklinghausen con Jungbluth e Gottesmorder. Era la prima volta che incontravate di persona i vostri compagni di split? Come vi siete conosciuti?
In pratica, sono inciampato nei Gottesmorder nel 2011. Frequento regolarmente vari blog e mi piace scoprire nuova musica. Così, quando l’anno scorso siamo diventati compagni d’etichetta e abbiamo deciso di realizzare la serie di split, è stato facile decidere di contattare per primi i Gottesmorder, che hanno subito condiviso l’idea. Eravamo parecchio entusiasti di conoscerli perché non sai mai chi ti troverai di fronte una volta che ti incontri di persona, ma che posso aggiungere? La sera è finita in un pub a Dortmund con un sacco di alcolici e birre e il giorno dopo abbiamo condiviso un’ottima colazione. Spero proprio di incontrarli di nuovo in futuro.
Facciamo un passo indietro, presenta i Red Apollo ai nostri lettori…
Siamo più o meno attivi dal 2011, la band si è formata prima, ma l’estate del 2011 può essere vista come un punto di svolta o un nuovo inizio, quando tutto è stato spinto nella direzione giusta. Abbiamo realizzato un cd-r , in seguito due split e un album e suonato quanti più concerti possibili. Il nostro primo cantante ha lasciato il gruppo nel dicembre 2012 e da quel momento abbiamo continuato in quattro. Io canto e suono il basso.
Se non mi sbaglio, il vostro batterista Sascha lavora anche come grafico, realizza lui i vostri artwork?
Sì, ha realizzato lui la maggior parte dei nostri artwork. Direi quasi tutti, tranne lo split con i Sundowning, che è stato fatto in collaborazione con Sin Eater e quella dello split con i Gottesmorder, che Sascha ha realizzato insieme a Raoul di View From The Coffin.
Mi piace l’idea di fare le cose da soli, perché così possiamo decider il risultato e parlare di ogni dettaglio. D’altra parte mi è piaciuto affidare il lavoro a qualcuno esterno alla band, così che potesse interpretare visivamente la nostra musica.
Marche Funebre è il vostro secondo lavoro in solitaria dopo il debutto Quiet As Death. Sembrate particolarmente legati all’immaginario macabro e alla morte. Che tipo di rapporto avete con quest’ultima? C’è un significato simbolico (magari legato alla società moderna) nella sua scelta?
Be’, la morte è una metafora forte, così come l’amore o la religione. La morte e l’amore sono determinati dall’essere aspetti totalizzanti. Sono sempre stato affascinato dalle persone che dedicano enormi sforzi a quello che fanno, perché mossi da passione o che arrivano persino alla morte per alcuni ideali o per raggiungere degli obbiettivi.
Avete descritto la vostra musica come dark ambient moods & downtempo hardcore. Per questo, immaginando un background hardcore, mi incuriosisce sapere come avete incontrato il dark-ambient e come vi siete innamorati di questi scenari sperimentali.
Credo che riguardi principalmente il voler esplorare nuovi territori sonori e campi musicali. Non accade più come negli Ottanta o nei Novanta, quando emergevano di continuo nuovi generi, per cui oggi si lavora più sul miscelare i vari linguaggi. Quindi, credo che unire l’hardcore con queste sonorità fosse uno sviluppo logico. Inoltre sono sempre stato affascinato da diversi tipi di metal, genere con cui ho iniziato ancor prima dell’hardcore.
Ciò che contraddistingue questi stili è l’andare oltre la realtà per raggiungere delle sensazioni trascendenti attraverso l’ascolto di suoni ipnotici. Questo è ciò che ci affascina maggiormente.
Pensando ad hardcore e dark-ambient, ma anche al black-metal, possiamo sottolineare come questi linguaggi così differenti tra loro possano essere accomunati dalla voglia di comunicare emozioni andando oltre le consuete forme o strutture. Credi ci siano altri generi in grado di provocare sensazioni simili o che potreste adottare in futuro?
Credo che si potrebbe parlare anche di un’influenza shoegaze all’interno del nostro sound. Adoro il tratto sognante di band come My Bloody Valentine, Slowdive o Whirr, che crea un contrasto perfetto con la furia dei blast-beat. Siamo già alla ricerca di nuovi elementi e stili da incorporare nella nostra musica e abbiamo iniziato a scrivere nuovi brani, ma il tutto è ancora in una fase embrionale e mi è davvero difficile parlare delle nuove influenze sul nostro suono.
Avete suonato in giro con varie band, avete incontrato qualche nome interessante da suggerirci?
Abbiamo appena suonato un paio di show con i Withers in Austria e questi ragazzi sono favolosi. Sono persone davvero in gamba e speriamo di suonarci nuovamente.
Che mi dici della vostra scena locale, c’è una comunità underground solida a Dortmund e, più in generale, nella vostra regione?
Siamo fortunati a vivere in un’area in cui molte persone sono curiose e attratte dalla musica pesante: ci sono molti posti per suonare e muovendoti nel raggio di 150 chilometri puoi vedere praticamente ogni band in tour, il che è un’ottima cosa. Sfortuna vuole che non ci sia un locale proprio a Dortmund, dove sono tutti troppo grandi o troppo costosi. Sotto un altro punto di vista, la gente è saturata dall’avere così tante band e concerti a portata di mano che non apprezza più ciò che, al contrario, meriterebbe attenzione.
Suonerete in Italia a breve?
Ci piacerebbe davvero. Dovevamo venire per un paio di date durante il tour estivo ma, purtroppo, sono saltate. Di sicuro, nella nostra lista delle cose da fare c’è l’organizzare qualche show in giro per l’Italia con i Gottesmorder.
Grazie mille del vostro tempo, alla prossima volta.
Grazie mille per l’intervista, speriamo davvero di incontrarci presto.