RANDAL COLLIER-FORD, The Architects

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Con quasi zero copertura mediatica e a pochi giorni dall’uscita, questo disco di Randal Collier-Ford, anche se in tiratura limitata, è andato subito esaurito (adesso è in vendita una seconda infornata). Congratulazioni sincere. Ci troviamo nuovamente sul terreno di caccia preferito da Simon Heath, padrone dell’etichetta Cryo Chamber e noto da anni nel giro come Atrium Carceri: sound design e dark ambient, in questo caso talmente sul pezzo che qui un certo modo di manipolare e storcere le basse frequenze ricorda l’ultimo – altrettanto “hollywoodiano” – Haxan Cloak. Collier Ford rappresenta sonicamente stralci di una sceneggiatura mai scritta, che potrebbe essere quella di un film o di un videogioco, i cui protagonisti sono questi architetti che mi piace immaginare simili agli ingegneri di “Prometheus” di Scott, semidei esterni ma non estranei al corso degli eventi sulla Terra, che in questa pellicola immaginaria in qualche modo tornano a dire la loro (o forse qualcuno li va a cercare, per continuare col parallelo prometeico). Di questa storia, insomma, lui detta le atmosfere e fabbrica i suoni (quelli della “costruzione di un demone”, ad esempio, per tradurre il titolo di una traccia). Sicuramente nel corso dell’ascolto si prova timore oppure si percepisce una forte tensione, oltre che la presenza gigantesca di queste figure maestose (cfr. “The Return”), e i fatti danno ragione all’autore. L’unica mia perplessità, di fronte a dischi così, è la stessa che ho quando per strada rischio l’incidente stradale per guardare i cartelloni della pubblicità della lingerie: avete presente quelle modelle stupende ma talmente postprodotte da perderci paradossalmente qualcosa? Qui il rischio è lo stesso, perché io devo vedere sangue per terra, se no non sono contento.