Ramon Moro brucia nel vento
Ramon Moro, Torino, è compositore e suona tromba e flicorno. Si muove in ambito jazz (3quietmen, Ramon Moro Quartet) ed è un eclettico, è sufficiente sentirlo insieme al chitarrista Paolo Spaccamonti, col quale ha realizzato una colonna sonora e sonorizzato il celeberrimo “Vampyr” di Carl Theodor Dreyer, ma anche quando conta solo su di sé, la sua tromba e una pedaliera: Calima (Dio Drone, uscito da pochissimo) è il quarto tassello della sua produzione solista. La Calima è un fenomeno atmosferico caratteristico delle Isole Canarie (Lanzarote, ad esempio, dove ha soggiornato Moro): un vento di scirocco rovente, denso perché si porta appresso la sabbia, in grado persino di modificare il paesaggio e come intuibile di creare un’atmosfera infernale, quella che sembra piacere a Moro quando è il suo nome a comparire sull’intestazione del disco. Soprattutto Calima e il precedente Offering, altro album solenne, ritualistico, a momenti tragico, restituiscono un musicista capace di parlare un linguaggio solo suo, che ha intagliato una specie di ambient/drone su cui lasciar libere le melodie dello strumento a fiato, ottenendo un risultato spesso virato al nero e quasi sempre malinconico fino allo stremo, e con qualche legame col black metal, non ultimo l’uso della voce, sperimentato per ora solo in quest’ultimo lavoro. L’intervista è doverosa quando qualcuno tenta qualcosa di differente, anche per ricostruire il suo percorso, in apparenza autonomo e spontaneo (leggere le risposte su Stevie Moore e Hassell). I tentativi, per certi versi, sono belli anche perché non temono imperfezioni: lo scream e la pronuncia inglese sono migliorabili, i pezzi più atmosferici (con o senza un ottimo recitato) sono eccellenti, nulla da invidiare al Kilimanjaro Darkjazz Ensemble, ma quelli aggressivi (“Run! Come On!”, che si fa apprezzare per coraggio e inventiva) forse hanno bisogno di un po’ più potenza e di una fisicità altrove presente nei dischi di Moro. Guai però a non seguirlo, sono queste persone e non le migliaia di fotocopiatori in giro a raccontare le storie più interessanti.
Suoni in molte situazioni diverse. Non faccio finta di conoscerle tutte. Mi interessa sapere in che momento nella tua testa qualcosa è scattato e ti sei messo da solo, avvicinandoti ad ambient, drone, paesaggio sonoro.
Ramon Moro: Ho iniziato a sperimentare alcune cose da solo circa quindici anni fa, pubblicando il mio primo album in solo, Magma, nel 2009. Era un lavoro legato alle catastrofi causate dalle eruzioni vulcaniche. Poi da allora ho sempre continuato a scrivere, pensare e lavorare sul mio solo, non escludendo altro, ovviamente. La trovo una dimensione molto naturale, introspettiva e un bel modo per stare con se stessi.
Mi interessa anche sapere perché, a un dato momento, hai deciso di usare la voce e perché in alcuni casi in un modo che ti avvicina al metal estremo. Sei soddisfatto di come è uscita su Calima? Ci sono margini di miglioramento? È qualcosa che vuoi proseguire?
Un paio di anni fa mi sono proprio immaginato questa scena: attorniato da amplificatori, sommerso dalla spinta del suono ed io che mi alzo a cantare. Con quel tipo di sonorità non riuscivo ad immaginare altre tecniche vocali e poi adoro il black metal. È la prima esperienza di registrazione della voce, nella vita ogni giorno si cerca di migliorare, mai guardarsi indietro – almeno questo è quello che penso – continuando a studiare e a praticare. È una strada che proseguirò sicuramente.
Che legame c’è tra Offering e Calima? Mi sembra che tu abbia trovato la tua strada a partire da Offering.
Calima, anche se apparentemente può sembrare diverso, è il proseguimento di Offering. Per me è tutto un processo di scrittura musicale. Presento Offering dal vivo e all’interno ci sono già alcuni brani nuovi, che poi diventano di Calima, presento Calima dal vivo e ci sono già brani per un futuro lavoro. Sempre che non succeda nulla nella vita…
Non sono mai stato nei luoghi (e nei climi) che hanno ispirato il tuo disco. Quanto serve essere stati lì per capirlo? Quanto di questi luoghi è nel disco?
Il disco è un vero e proprio viaggio a Lanzarote e tutte le composizioni sono ispirate esattamente a quei luoghi e anche i testi, ma questo è un viaggio personale. La musica è emozione e ognuno vive le emozioni in modo diverso, per cui il disco può arrivare “dentro” anche se una persona non conosce quell’isola.
Calima esce per Dio Drone, un’etichetta che sta in quelle zone tra ambient, industrial e metal estremo. Penso ai Sunn O))) e ad alcuni dischi in cui c’è Steve Moore alla tromba. Penso anche a Steve Moore dentro al progetto Ascend (Greg Anderson + Gentry Densley). Conosci questo musicista? Hai ascoltato questi dischi?
Perdonami, ma non conosco Steve Moore e non ho ascoltato i suoi lavori.
In termini di coraggio di mettersi in gioco, “Run! Come On!” è un gran pezzo, ma il mio preferito è “Dim Funeral March”. Stando al tema di Calima, non è difficile immaginarti su quelle rocce a suonarla, magari una volta che hai realizzato di essere l’ultimo uomo sulla Terra. Cosa ti ha ispirato musicalmente, invece, per comporla?
Mi hai immaginato molto bene, io tutte le mattine in completa solitudine andavo a studiare davanti all’oceano, incontrando raramente qualche altro essere umano. Vento, rocce nere, oceano. Una dimensione favolosa. Non ho scritto la musica lì però, quello è avvenuto in seguito, quando ho tirato fuori quello che la terra mi aveva trasmesso.
Ad ogni modo il tema generale del disco è un po’ il concetto che prima o poi la Natura ci sovrasterà e ci seppellirà, perché l’Uomo è un po’ poco educato, a dirla in modo elegante.
Curiosità: io dico Jon Hassell. Tu cosa dici?
Me lo dicono in tantissimi, ma non ho mai ascoltato i suoi dischi.
Porterai dal vivo Calima e/o i dischi precedenti? Vuoi dirci dove? Questo spazio è per te.
Porterò prossimamente Calima dal vivo il 13 gennaio a Prato, al Monsters A-Club, il 14 gennaio allo Scenari Festival a Foiano della Chiana (AR). Poi mi fermerò per un lavoro intenso che dovrò fare per i primi mesi quest’anno e spero di riprendere in estate se ci sarà la possibilità.