RAINBOW LORIKEET, False Awakening
Il lorichetto arcobaleno è un variopinto, sgargiante pappagallino originario dell’Australia: la ragione sociale esotica dietro cui si cela Nicolò Tescari, una volta appaiata al titolo del disco in questione, ci autorizzerebbe a immaginare un album di pop ipnagogico o di qualcosa di simile. Invece Rainbow Lorikeet tratta la materia in maniera peculiare, corre sul crinale fra sonno e veglia snocciolando sonorità che vanno dall’industrial ad una techno a basso tenore di bpm.
Niente cascate di synth, quindi, niente suoni crepuscolari, niente tappeti sfilacciati: nelle cinque tracce, semplici e dirette, i sintetizzatori d’antan si fanno incalzanti e ipnotici e si accavallano ai bassi belli rotondi – un vero e proprio massaggio per lo stomaco – alla cassa dritta o al beat old school. Tescari riesce, in maniera abbastanza credibile, a ricreare quella sensazione di sogno lucido (ma nemmeno troppo), evitando di costeggiare pericolosamente i lidi della new age come appunto nella sbornia ipnagogica di qualche anno fa. A spiccare è “Xhosa Dream Root”, una seduta di sciamanismo in piena regola, durante la quale l’odore di circuiti bruciati si mescola e si confonde con quello dell’oppio.
False Awakening è disponibile su cdr, con tanto di copertina stampata a mano, pubblicato in edizione limitata da Fratto9 Under The Sky: va bene per la pista da ballo, va meglio per altri usi ricreativi.