RAINBOW ISLAND, Moonlit Panacea
A tre anni dal discusso Illmatrix tornano i Rainbow Island, il gruppo/collettivo di esploratori sonici sparsi tra Roma e l’Estremo Oriente, attivo ormai da oltre dieci anni (undici per la precisione).
Moonlit Panacea segna l’ennesimo cambio di etichetta, con l’approdo alla torinese Riforma (che in questo primo scorcio di 2023 ha pubblicato anche l’ottimo esordio, delicatamente avanguardista, di Equohm, Lutto Lento) ed è il frutto di ore e ore di jam-session – dal vivo e da remoto – degli ultimi anni, passate poi attraverso un attento lavoro di selezione e rielaborazione.
Nonostante questa genesi strutturata e dilatata nel tempo, il disco risulta assai più organico e meno frammentato del precedente, che possiamo quasi definire, a posteriori, l’approdo hd dell’epopea Rainbow Island: Moonlit Panacea sembra così ribadire (a partire dal mero dato numerico: sei tracce, tutte di media lunghezza, come nel sophomore Crystal Smerluvio Riddim) un ritorno a sonorità e strutture più familiari, ma non meno aliene.
Le sei tracce riscoprono dunque il brivido psicotropo delle lunghe cavalcate, anche se più tranquille rispetto al passato. Le poliritmie contemporary-jazz e kraut lasciano qui spazio a esplorazioni tra ambient urbano (“Corinthium Ocarinos” suona come se Lonnie Holley fosse finito a vivere per strada al Pigneto) e le consuete e storte fascinazioni dub (il dittico iniziale è un mix di ipnosi giamaicana, mormorii trip-hop e reiterazione minimalista), tra ibridi digitali di post-rock senza rock e chill-out (la torrenziale “Mithra Night Soup”) e sonorizzazioni oniriche (la conclusiva “Marzipan Castle” evoca le atmosfere inquiete e fiabesche di The Sandman: A Game of You, il quinto volume della storica serie a fumetti di Neil Gaiman).
Impreziosita dal solito, irrinunciabile immaginario onnivoro e centrifugo (il video del singolo “Hidden Birubiru” è affidato a Dottor Pira), quest’ultima fatica dei Rainbow Island è l’ennesima investigazione intorno le possibilità della psichedelia contemporanea, in un continuo, per quanto spesso impercettibile, scambio tra elettronica e suono strumentale.