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RAIME + VON TESLA + MACE., 6/9/2013

Raime

Padova, Bastione Alicorno.

Incuriosito dal gran parlare nei mesi scorsi a proposito del duo londinese formato da Joe Andrews e Tom Halstead, mi dirigo verso l’attesissimo (e scurissimo. Nel senso di buio, poco illuminato) appuntamento che inaugura la stagione padovana di concerti ed eventi collaterali organizzati dalla sempre più attiva associazione Pulse+. All’interno della suggestiva cornice del Bastione Alicorno – le cui umidissime volte di pietra si rivelano una location acusticamente e scenograficamente perfetta per l’occasione – tutto sembra pronto per dare il via a una serata che si rivelerà prodiga di sonorità elettroniche diversamente declinate secondo stili e tendenze che vanno dalla kosmische musik al dubstep, passando per l’industrial e il Warp sound. Ad aprire le danze (poche in realtà) due act che non sfigurano al cospetto dei blasonati headliner. Il giovanissimo Enrico Cesaro, in arte Mace., armato solo di laptop e controller imbastisce un set che parte con fattezze space-ambient evolvendosi in maniera graduale verso sonorità warpiane. A seguire Von Tesla, avventura solista di Marco Giotto – già con i progetti kraut-elettronici Be Invisible Now! e Be Maledetto Now! – che regala ai presenti una curatissima trama di suoni elettrostatici partoriti da macchine analogiche magistralmente adoperate sorretti da ritmiche ipnotiche, con inserti glitch a condire il tutto.

Von Tesla

Si arriva così ai Raime. Le aspettative sono a livello di guardia e tutti, a parte una allegra comitiva di giovincelli con bottellòn, accolgono in religioso silenzio l’entrata dei due  inglesi. Forti di un tour che li sta portando in giro per il mondo da diversi mesi, eseguono un set evidentemente rodato, che non lascia spazio a sbavature di alcun tipo. Come da copione, gli ingredienti sono pochi e ben miscelati, con il fare di chi si ‘affretta con (estrema) lentezza’. I Raime centrano il bersaglio grazie a un mix di dettaglio e impatto sonoro che immobilizza la platea: ritmiche marziali di derivazione industrial e ambient macerata, radioattività dub alla moviola e dilatate note sintetiche. Sembra di stare all’interno di una strana bolla amniotica che ti tiene al sicuro, mettendoti però al corrente della desolazione che ti attende una volta fuori. Sarà colpa dei sub che mi trapassano testa e stomaco, ma in alcuni frangenti sembra di ascoltare un William Basinski inglese cresciuto a grime, dubstep e techno. Complemento e punto di forza della performance, le immagini curate dalla casa di produzione londinese Dakus Film per supportare il tour ‘12/’13 commentano visivamente – e non il contrario – per l’intera durata del set (40 minuti circa) i glaciali paesaggi sonori che i Raime, con un distacco quasi solenne, creano attraverso non meglio identificate macchine retro-futuristiche. Non so se in definitiva abbia soddisfatto appieno tutte le aspettative, ma di sicuro chi era presente ha avuto l’innegabile fortuna di assistere a uno spettacolo audio-visivo di rara e oscura bellezza.

Mace.

P.S.: amanti delle sonorità Blackest Ever Black, date un occhio ai prossimi appuntamenti dell’area Padova/Venezia marchiati Pulse+.

Grazie a Marco Pasqualotto per le fotografie.

Raime

Raime