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RAFAEL ANTON IRISARRI, Solastalgia

Nel 2015 Irisarri ha realizzato il suo capolavoro: A Fragile Geography. In quel disco – e non solo lì – dal punto di vista concettuale il paesaggio esteriore e quello interiore si confondevano: questo è anche, all’incirca, il significato di “solastalgia”, neologismo (sul mio Devoto Oli del 2017 non c’è, mannaggia la miseria) che sta a indicare il malessere provocato da un cambiamento radicale della natura intorno a noi: gli esempi che vengono fatti sono quelli di incendi di boschi e di altri drammi come alluvioni o uragani. A questo proposito, terrei conto del fatto che parliamo di qualcuno che vive negli Stati Uniti di Katrina e altri disastri, e che nel 2017, all’inizio dell’era Trump, ha appositamente intitolato un suo disco The Shameless Years, il che significa che con ogni probabilità il suo discorso sull’ambiente è anche politico. Per quanto riguarda la musica, siamo sempre dalle stesse parti: il genere è ambient, ma il sound è potente, pieno, gonfio, grezzo, con linee synth semplicissime che provano a squarciare il velo di rumore applicato su ogni traccia. “Mi piace l’idea che occorra farsi largo in mezzo al ‘rumore’ per poi trovare i dettagli di un’immagine”, questo mi ha raccontato Rafael nella nostra intervista di quattro anni fa: stava parlando dei video “rovinati” che accompagnavano le sue tracce, ma il principio-guida sembra essere lo stesso dietro alla composizione. Come si sente anche negli altri suoi progetti, ha sempre avuto qualcosa di pop: sia di A Fragile Geography, sia di Solastalgia restano in testa proprio dei frangenti precisi, e questo accade perché lui sa inventarsi delle buone melodie, diversamente da altri che gli somigliano, che stratificano suoni su suoni ma – ipotizzo – non sarebbero mai in grado di scrivere una canzone.

Credo che il gioco sia ormai scoperto: sono passati quattro anni e tanti dischi vicini per estetica (da quelli di Lawrence English, che pubblica quasi tutto di Rafael sulla sua Room40, a quelli di Giulio Aldinucci, per fare l’esempio di un italiano che con questo sound si è fatto apprezzare anche all’estero). Solastalgia è un buon album, ma sai già cosa succederà. A molti va bene così e in questi casi non esiste un giusto o uno sbagliato, specie quando stai ascoltando uno che ha contribuito alla fabbricazione di un certo tipo di sound.