RABBITS, Untoward
Già conoscevamo i Rabbits da Portland e già ci eravamo fatti un’idea di che razza di gente frequentassero. Non stupisce dunque che l’etichetta di Chris Spencer degli Unsane, dopo aver pubblicato l’altra band del padrone di casa (Cutthroats 9,) dia alle stampe anche il vinile di Untoward, titolo autoesplicativo. Il trio, due chitarre e una batteria in giro dal 2005, dovrebbe aver registrato il disco in un giorno, cercando di arrivare il più possibile live sul nastro. Le cose vanno così oggigiorno: una delle sottocorrenti di pensiero nella musica estrema è quella che vuole riportare in auge il sound dei Novanta, quindi ecco i Rabbits che prendono la pesantezza dello sludge e la cuciono assieme con l’energia noise/punk, trovando il denominatore comune, come sappiamo, nella sporcizia e nella distorsione del suono. Cinque pezzi in sedici minuti, più un sesto di dieci giocato sulla reiterazione sfinente dell’ennesima frase-macigno di chitarra, e si può impacchettare la propria merda e tornare in tour a sfasciare locali e orecchie. Svago garantito (è un complimento e una critica).