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R.Y.F., Deep Dark Blue

R.Y.F., Restless Yellow Flowers, è il progetto che Francesca Morello sta portando avanti da anni, all’incirca dal 2015 se la memoria non m’inganna. Partita come cantautrice folk (così si componeva infatti il disco Love Song For Freaks & Dead Souls) si è poi trasformata negli anni in una popstar in grado di utilizzare il suono a proprio piacimento, senza barriere di genere, stile o potenza. Deep Dark Blue è l’altra faccia della Stromboli dipinta da Alos in Embrace The Darkness: compagne da anni, hanno vissuto ed elaborato in maniera personale un percorso di malattia, cura, sostegno e amore. In Deep Dark Blue c’è un mondo di dance elettronica afforntato con piglio punk ed angry, come se ballando ci si potesse liberare dai fantasmi e dalla negatività, del resto la trance è spesso partita dal ballo per portare la nostra coscienza altrove. Sul disco ci sono tre ospiti, molto differenti fra loro e molto importanti: la prima è Camae Ayewa, Moor Mother, che riesce a calare dall’alto in “Blue” accogliendo e facendo sue le sensazioni di R.Y.F., come divinità magnanima e generosa; la seconda è Deborah Anne Dyer, Skin, che in “Can I Can U” sale su di un ottovolante colmo di flash per superare barriere e pregiudizi; la terza è Alos, in una “Deep Dark” che chiude il disco accartocciando il blu profondo in una ferocia irresistibile. All’interno resta Francesca, sola, rinchiusa in stanze scure, giocando e scottandosi con una sorta di moderno blues che si contamina fino a diventare una sorta di dub elettronico. Il beat è da sempre il nostro primo strumento, battito del cuore umano. Intorno ad esso sussurri, grida, danze ed attimi della vita di una donna che attraverso l’arte riesce a raccontare il suo presente ed il suo vissuto, urlando e cantando il più forte possibile come in ogni esorcismo e passione che si rispetti. Il viaggio in Deep Dark Blue è complesso e intrigante, lambisce la musica soul più pregna e con i saliscendi emotivi di R.Y.F. ci trascina con sé nelle maree.