QUARTETTO MAURICE, Fragmente-Stille, An Diotima di Luigi Nono
Commissionato dal Beethoven Festival di Bonn, Fragmente-Stille, An Diotima fu l’unico quartetto d’archi mai scritto dal genio veneziano Luigi Nono, che coltivò l’idea per un quarto di secolo prima di esprimersi tra il 1979 e il 1980 con questo lungo brano, una composizione di quaranta minuti circa che il Quartetto Maurice (Georgia Privitera al violino, Laura Bertolino al violini, Francesco Vernero alla viola e Aline Privitera al violoncello) fissa sull’ennesima produzione baciata dalla bellezza di Holidays Records.
Potremmo discutere di forma e versione, di aderenza ed interpretazione, di aggiornamento e fedeltà. Forse addirittura dovremmo, per rendere il giusto peso ad un compositore fra i maggiori della musica contemporanea e a un quartetto che dimostra sicurezza a capacità di vibrazione. In questo caso, chiedo venia, mi sono però affidato alle mie risonanze per percepire, immagazzinare e condividere con voi questo piccolo pezzo di storia. Una storia piena di silenzi, scritta con un tratto che pare spesso vergato ad inchiostro simpatico, una storia che mette in dubbio le nostre capacità di attenzione. Una storia della quale riusciamo a raccogliere le briglie per la curiosità e il fascino che può avere, narrando di Diotima, colei che Platone utilizza per spiegare a Socrate il concetto di Eros nel Simposio, mettendo a fianco cultura profonda, insegnamento e un silenzio spezzato. Già, che tocca muoversi durante questa corsa, ricercare e colmare il tratteggio di Luigi Nono e del Quartetto Maurice per trovare nei frammenti di silenzio l’integrità di una musica e di un’idea a lungo bramata e vezzeggiata, sorprendente quando esposta. Prossimità, tensione, calore, gioco, ingredienti che balzano agli occhi pensando all’ideazione dell’opera, alla realizzazione del quartetto, all’ascolto del pubblico. Al ricordo e al pensiero delle 52 schegge di poesia di Hölderlin sullo spartito, che gli esecutori sono invitati a cantare interiormente. Un folle e bellissimo gioco, una rappresentazione estrema di amore, Eros e passione. Spezzati, sanguinanti, bellissimi.