PSEUDOCOMMANDO, A Home Beneath The Floorboards
La prima cosa che evidenzierei è il coraggio di Sentient Ruin, creatura di un “expat” (tanto per usare gratuitamente un termine caro alle insulse mode giornalistiche) italiano in terra statunitense. L’etichetta ha dimostrato negli anni un amore puro per la musica rumorosa, ma non immaginavo che di puro un giorno ci sarebbe anche stato il rumore di una delle sue uscite. Certo, per mia zia anche i Motörhead sono puro rumore, ma Pseudocommando è un progetto – piuttosto misterioso peraltro – che attiene de facto all’harsh noise vero e proprio. Il disco è diviso in due coppie di pezzi, i lunghissimi ████████████ [Pt.1] e ████████████ [Pt.2], ai quali si alternano i brevi “Pope 37” e “Wedding Balls”. Con circa 30 minuti di durata a brano, la prima coppia la fa da padrona, offrendo un muro di suono multistratificato che sicuramente deve molto al primo e più violento Merzbow. Il carattere specifico delle due tracce risiede nell’emersione di un livello di frequenze più alte, graffianti e isolabili in termini di dinamica, da un substrato di frequenze più basse e pulsanti. La coppia più morigerata in termini di tempo è formata da “Pope 37”, che con le sue frequenza più alte e le voci manipolate mi ha rammentato Masonna, e “Wedding Bells”, col suo riverbero estremo e altre voci (credo, ma non sono sicuro) manipolate in lontananza.
In conclusione, l’estremismo sonoro è più ricollegabile al japanoise più radicale piuttosto che ai Whitehouse. Sempre di materiale da ascoltare con dolore si tratta, e da parte mia non riesco a non mescolarvi il piacere.