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PROCESS OF GUILT, FÆMIN

Faemin

Ci ha visto giusto la Division Records quando ha dato casa ai Process Of Guilt, formazione transgender che riesce nel non facile compito di disumanizzare quanto più possibile la materia sludge per iniettarvi un mood che rasenta l’asettica ferocia industrial. FÆMIN, infatti, cambia il background death/doom dei portoghesi in una colata di ferocia insensibile a qualsiasi cedimento, forte di un andamento circolare che in alcuni punti rimanda persino ai Pitchshifter epoca Submit, un’operazione all’apparenza impossibile se solo si pensa alla necessità di far convivere suoni sporchi e slabbrati con la freddezza e la spigolosità dell’immaginario industrial. I Process Of Guilt sovrappongono gli ingredienti e ne estraggono un distillato di rabbia compressa, soffocata sotto coltri di distorsione e tirata fin quasi al punto di rottura. L’approccio originale rende il lavoro della band quanto meno meritevole di attenzione e conferma l’intuito di una label dall’indiscutibile fiuto per le proposte personali e coraggiose in ambito estremo. La capacità di fermarsi prima che l’amore per la reiterazione ad libitum prenda il sopravvento, con la conseguente giusta durata del tutto (se non altro per gli standard usuali del genere), permette di ottenere l’attenzione dell’ascoltatore senza venire a noia e fa di queste cinque tracce un buon punto di partenza per ulteriori evoluzioni nel cammino di quest’interessante realtà. Resta ancora da capire se e come questo tipo di percorso potrà aprire effettivi sbocchi di più ampio respiro, ma per il momento le cose girano nel modo giusto e la sensazione è quella di aver trovato un altro nome da segnarsi e di cui continuare a seguire le mosse.