PRIMITIVE MAN & FULL OF HELL, Suffocating Hallucination
Via il dente, via (?) il dolore: più Primitive Man (sludge/noise, Stati Uniti) che Full Of Hell (grind, death, noise e mille altre cose, Stati Uniti). Bellissima l’idea delle band di unirsi in uno studio e fare ciò che dovrebbero fare dei musicisti che sono amici e salgono sugli stessi palchi: suonare insieme! Immaginabile, forse, che prevalessero la megapesantezza e la megalentezza dei primi e che – magari – dopo due pezzi con la gravità di Giove avessimo – guarda caso – un “rilascio” di una trentina di secondi à la Full Of Hell.
Per quanto mi riguarda, insomma, i due gruppi non cercano a tutti i costi di stupire, né di trovare un equilibrio di qualunque tipo per questioni di ego o di marketing. Semplicemente qua si sta male, dall’inizio alla fine: un male ingestibile e incessante, costituito da un misto di sludge, noise, drone come si usava dieci-quindici anni fa nell’underground estremo prima che si buttassero tutti sul revival death metal, cioè quando si faceva a gara a chi trovava le frequenze più basse e a chi resisteva più a lungo, senza badare troppo alla struttura dei pezzi, ma scorrendo come fiumi, portandosi via come detrite tutto ciò che si trovava sulla propria strada. A questo proposito, alcuni frangenti atmosferici non hanno nulla da invidiare a Lustmord, penso a “Dwinding Will”, che sfocia in “Tunnels To God”, lancinante e dolorosa come la perdita improvvisa di una persona cara. Questo dittico vale da solo tutto l’album.
In sintesi, questo è per certo un disco a cui dare più di una possibilità. A qualcuno potrà sembrare un rituale scontato e se ne potrà discutere, ma quel che è certo è che conviene ascoltare tutto da lucidi in una stanza vuota, con le finestre sigillate e senza roba tagliente intorno.