Primavera is 15
“Primavera is 15” è lo slogan lanciato dall’organizzazione del Primavera Sound durante i primi mesi di quest’anno. È innegabile che quest’edizione abbia un’importanza e un significato che vanno ben al di là dei nomi sui manifesti. Il festival musicale di Barcellona compie quindici anni. Probabilmente è una chance – nel presentare l’appuntamento che si svolgerà dal 27 al 31 maggio al Parc del Forum e in altre location, come da tradizione sparse per la città catalana – per riguardare indietro alla sua storia. Questo del 2015, rispetto agli ultimi due, è un cartellone classico per il Primavera Sound, un evento nel quale le scelte compiute ogni anno dagli organizzatori sono da sempre volte a costruire qualcosa di unico, che crei una sorta di memoria collettiva per tutti i partecipanti (sempre più numerosi) che affollano ogni anno la zona sul mare situata nel porto olimpico di Barcellona.
Si parlava di storia del festival. Sul sito ufficiale c’è una sezione interamente dedicata al passato, con tutti i vari cartel, le mappe, ed è inclusa una ricca infografica. Da questa tavola si coglie subito come il Primavera sia stato impostato sin dai primi anni già con una sua identità, una sorta di cordone ombelicale che unisce lo staff e il pubblico più affezionato, fatto della fiducia in quella che sarà ogni volta l’offerta musicale. Non è un caso che i primi biglietti venduti a scatola chiusa abbiano un sempre un prezzo assolutamente concorrenziale rispetto ad altri “rivali” europei. Un momento di svolta si può individuare nel 2005, quando il festival è stato spostato dalla location iniziale (Poble Espanyol) a quella attuale del Parc del Forum. Da quell’anno la sensazione di una costante crescita numerica è stata netta, accompagnata da un non meno importante e fondamentale perfezionamento dell’ingranaggio organizzativo. Sfruttando a pieno tutta l’ampiezza dell’area si è arrivati al numero di palchi delle ultime edizioni, ben sei, ai quali si aggiungono i palchetti acustici e le novità dal 2014: la tenda con dj set elettronici e l’Heineken Hidden Stage, al chiuso e a capienza ridotta a mille persone (quest’anno, tra i sei concerti previsti in quest’ultima cornice, spiccano quelli di Battles, The Pastels e The Vaselines). Da sottolineare anche come negli ultimi anni siano stati escogitati dei modi sempre diversi e a volte innovativi per annunciare la line-up. Dalle prime conferenze stampa alla serata di gala in diretta streaming dall’Apolo del 2013 e al film girato a Detroit in cui venivano svelati i nomi per l’edizione 2014. Fino a “Line-app”, il gioco per smartphone tramite il quale sono stati resi noti gli artisti e le band che vedremo tra meno di un mese.
Anche in quest’occasione speciale compaiono tutti gli ingredienti ormai “classici”: dalle reunion del momento, che fra un mese saranno rappresentate dai redivivi Ride di Andy Bell, dagli American Football, dalle Sleater Kinney e dai Replacements, ai nomi che non t’aspetti perché li ritieni non in linea con il Primavera (in questo caso gli Strokes e i Black Keys). D’altra parte, del resto, la “linea” del festival catalano è stata sempre sghemba, spesso impazzita. Basta ricordare il 2012, quando in mezzo a tutte le altre band spuntò una serie di gruppi extreme metal, tra i quali Napalm Death e Mayhem. Non mancano sigle storiche o comunque consolidate come Spiritualized, Underworld (che per l’occasione suoneranno per intero il loro seminale disco “dubnobasswithmyheadman”), Patti Smith alle prese col suo classico Horses, Swans, Sun Kil Moon e Interpol. Anche gli artisti emergenti o saliti alla ribalta negli ultimi anni costituiscono una corposa percentuale del programma: Sleaford Mods, DIIV, KVB, Foxygen, Mikal Cronin, The Soft Moon, solo per citarne alcuni tra i circa 150 in lista. Ben nutrito anche il “fronte elettronico”, rappresentato da una tenda con una scaletta notturna interamente dedicata (quella che l’anno scorso era la Boiler Room, quest’anno diventa la Bowers&Wilkins Sound System) ma anche dai live set di Panda Bear, Caribou, Juan McLean e Chet Faker. Si potrebbe andare avanti e riportare in modo sterile un elenco, ma non renderebbe giustizia a tutte le implicazioni di empatia e partecipazione che il festival faorisce.
A quindici anni dalla prima edizione è quanto meno d’obbligo sottolineare quanto più possibile che la forza del Primavera Sound sta nella capacità di dar vita a una piccola cittadina a parte che per cinque giorni accoglie appassionati da tutto il mondo.