PREHISTORIC PIGS, Everything Is Good
Otto composizioni strumentali che prendono il “la” dallo stoner per aprirsi a ventaglio e vengono lasciate libere di giocare con psichedelia, sludge, doom, hard-rock e altro ancora, il tutto senza che si perda un senso di continuità e riconoscibilità nella scrittura. Everything Is Good è una cavalcata tra distorsione e feedback lungo tutto ciò che ruota attorno al concetto stesso di rock pesante, una corsa a perdifiato portata a termine con consapevolezza e cura dei particolari da parte dei tre musicisti friulani. Gli attori di queste lunghe tracce appaiono come persi nei meandri delle spirali di suoni densi e corposi da loro stessi creati, quasi una dichiarazione d’amore a certe sonorità senza che ciò finisca per sfogare in uno sterile tributo privo di mordente o si limiti a seguire un percorso già tracciato da altri. Al contrario, la loro prova convince e si lascia ascoltare sino alla fine senza annoiare, anche se sono i momenti in cui la situazione sembra sfuggire di mano e l’elettricità statica comincia a far vibrare le casse quelli che colpiscono il centro e lasciano il segno più profondo. Non che i frangenti più dilatati e atmosferici (vedi “When The Trip Ends”) siano privi di interesse, semplicemente si perde un po’ di quella grana ruvida che dona sapore al tutto. Nel suo complesso, comunque, il nuovo lavoro dei Prehistoric Pigs convince e lascia intravedere buoni spazi di manovra per una formazione che riesce a non far rimpiangere la mancanza di un cantante e sa come catturare l’attenzione dell’ascoltatore. Di sicuro non siamo di fronte a un lavoro adatto a chi teme brani lunghi e impostati sulla pesantezza, tanto meno questo può essere definito un disco scanzonato o peggio ancora sbarazzino, ma del resto, dopo tutto questo sole, un po’ di ombra fa solo piacere.