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PRAISES, In This Year: Hierophant

Che stupenda sensazione entrare in un negozio di musica e farsi consigliare un paio di dischi più o meno recenti. Una delle ultime volte la richiesta era quella di voci femminili ed intensità, e Alberto Canale (Flamingo Records a Genova) mi ha accompagnato prima verso Electric Guitar: Two (Dowsing Voice) di Emma Ruth Rundle, poi siamo finiti sul secondo disco di Praises, al secolo Jesse Crowe.

Come per l’esordio del 2018, Praises si affida ad un mazzo di tarocchi per titolare la sua opera, ed il fato le consegna lo lerofante, colui che spiega le cose sacre, guida del culto misterico di Eleusi e sacerdote più importante dell’Attica. Il canovaccio sul quale si muove è quello di un cupo e salmodico recitato su musiche “gotiche”, sintetiche e scheletriche. Possiamo dire che, se quest’anno i King Hannah hanno trasportato i Portishead in un territorio aereo e folk, Praises li ha invitati in un posto buio per officiare un rito intenso ed arcaico. Grande è l’attenzione alle atmosfere, eteree, oscure e lievi, dalle quali Praises sembra prendere il volo, uno strato vocale sopra l’altro (come in “Life Is Just A Picture”) quasi a staccare alcuni tratti distintivi della propria musica (gli anni Ottanta più dark e impolverati, degli Eurythmics asciugati e tenebrosi), oppure “Our Father”, dove tasti acuti e dolenti puntellano una voce che si fa a tratti ombra di antichi muezzin, a tratti quella di una poetessa newyorkese. Ci sono pathos, struggimento, attenzione in questo disco, una naturale collocazione invernale come di forze che resistono aprendosi in un secondo momento. Come in “Persona”, il settimo brano, dove per la prima volta la voce appare libera da tormenti e vivida, quasi luminosa. Poi si cambia ancora, con i tentativi, in “March”, di rimanere lungo la scia di altri, ma è difficile, maledettamente difficile uniformarsi. Meglio chiudere, volando via, per dimostrare al proprio amato di esserci stati e lasciare la propria assenza a suggello di un’esistenza. Praises si dimostra maledettamente intensa nella sua levità, ed il rito pare essere completato. Abbeveratevi alla sua fonte, estimatori delle voci femminili, degli elementi, della luce che definisce le ombre.