Power Trip, thrash or be thrashed!
I Power Trip, nome di punta dell’attuale panorama thrash/crossover a stelle e strisce, provengono da Dallas (Texas) e si sono formati nel 2008. Dopo essersi costruiti una solida reputazione e aver realizzato qualche demo ed ep, hanno attirato l’attenzione della Southern Lord, che ha dato alle stampe due loro dischi (sui quali avremo modo di tornare), entrambi accolti in modo entusiasta dagli amanti della prima ondata crossover anni Ottanta, stagione di cui vi abbiamo parlato in più di un’occasione anche di recente.
Oggi si ripresentano a sorpresa con un live registrato a Seattle nel 2018, un modo per ringraziare il loro pubblico che, dal canto suo, non ha mai fatto mancare il suo supporto al gruppo, nonostante l’ultimo album in studio, Nightmare Logic, sia uscito per Southern Lord nel 2017, un lasso di tempo quasi geologico nell’epoca delle one hit wonder e dei nomi che bruciano subito.
Ad onor del vero nel 2018 è uscita, per la Dark Operative, la compilation di outtakes e singoli Opening Fire: 2008 – 2014, ma è stato più che altro un modo per festeggiare i dieci anni di attività, un party di compleanno che voleva far recuperare la storia della band a chi l’avesse scoperta solo grazie ai due album su Southern Lord. A completare i festeggiamenti e in qualche modo ricollegare quella parte di storia all’oggi, esce questo album dal vivo, vero e proprio compendio del Power Trip-pensiero: una miscela di violenza thrash, energia hardcore, parti cadenzate e accelerazioni improvvise, strizzate d’occhio al primo death e assolo lancinanti. In breve, una solida pietanza in piena tradizione crossover.
La cosa strana è che il gruppo non è presente su queste pagine se non per uno split del 2016 con gli Integrity (nome che ha il suo peso nella ricetta di cui parliamo) eppure rientrerebbe a pieno diritto in ciò che ci colpisce e di cui scriviamo. Sembra pertanto opportuno correre ai ripari, prendendo a pretesto il live per colmare la lacuna. La scaletta del concerto presenta in modo equilibrato estratti dall’ultimo e già citato Nightmare Logic e dal precedente Manifest Decimation del 2013, edito sempre da Southern Lord, cui si aggiungono due estratti dal 7” omonimo del 2011; una soluzione ottimale per ripercorrere la propria carriera e dare giusto peso a ogni lavoro.
Per quei pochi che ancora non li conoscono, i Power Trip prendono le mosse dal crossover venato thrash di formazioni storiche quali Nuclear Assault, Cro-Mags, Leeway, Crumbsuckers, Suicidal Tendencies, Cryptic Slaughter e compagni di scorrerie. Su questa base innestano un’attitudine figlia del nuovo millennio e di quella scena che ci piace definire bandana-thrash, declinandola però in una propria versione in cui le due componenti, metal e hardcore, sono in qualche modo potenziate grazie al ferale innesto di riff chirurgici e stacchi ricchi di groove.
Nulla di innovativo o che getti luce su future avanguardie sonore, ma comunque una proposta che, prendendo a piene mani dalle origini di quella fusione tra metal e hardcore che ha segnato la metà degli anni Ottanta, costruisce un proprio suono in cui potenza di fuoco e arsenale in dotazione permettono di portare a casa il risultato senza troppa difficoltà. Non male visto l’arduo compito di convincere l’ascoltatore utilizzando una ricetta che ormai è stata declinata in ogni modo e variante possibile, spesso anche a sproposito. Come si diceva, il gruppo raggiunge questo obiettivo con una nonchalance invidiabile, a dimostrazione del fatto che non conta tanto ciò che si suona quanto il come e con che convinzione.
La cartina tornasole in grado di confermare il giudizio o sconfessarlo, soprattutto in lidi simili, è del resto la resa live e la capacità di risultare convincenti una volta trasferiti i brani dallo studio al palco. L’occasione appare quindi perfetta per testare l’effettivo valore dei Power Trip faccia a faccia con il loro pubblico in quel di Seattle. L’ascolto delle undici tracce, tanto vale dirlo subito, dà ragione alla band: i brani mantengono inalterata tutta la loro botta e i texani se la cavano alla grande nel riversarli sui presenti. Non ci sono esitazioni né cedimenti durante l’esecuzione di un set che ci presenta una formazione con la giusta dose di cattiveria e una padronanza che chiarisce, casomai ce ne fosse bisogno, il perché del suo successo presso gli aficionados del genere. A condire il tutto quel pizzico di cafonaggine e una maggiore propensione in your face che dal vivo non guasta mai.
Insomma, c’è di che divertirsi e non si ha mai la sensazione di trovarsi al cospetto di uno specchietto per allodole. Certo, è una ricetta già sentita, non c’è nulla che sia fuori posto e tutto ha esattamente quello che serve per rendere omaggio all’era d’oro del crossover, ma del resto nessuno vi aveva promesso un qualche consesso di sperimentatori alle prese con la salvezza del metal in chiave futuristica, o sbaglio? Attendiamo adesso un nuovo album in studio, che è davvero il momento per dare un seguito ai due dischi su Southern Lord.