PLASMA EXPANDER, Cube
I Plasma Expander si sono già fatti notare in passato per un rock dal forte piglio sperimentale, stilisticamente inappuntabile. Il nuovo lavoro, Cube, è un giro di boa nella carriera della band cagliaritana, perché qui il trio (Fabio Cerina alle chitarre, Andrea Siddu alla batteria e Corrado Loi al basso e ai synth) riesce a sprigionare tutta la sua capacità di muoversi al di là di rigidi schematismi musicali. Cube, che si è avvalso dell’apporto di Simon Balestrazzi, prezioso sia come musicista aggiunto sia in fase di mixaggio, appare come un album a due facce: da una parte troviamo la fredda precisione delle ritmiche e della struttura dei brani, dall’altra, quasi a far da contraltare, ecco il calore “umano” delle sferzate psichedeliche delle chitarre. Quattro lunghe suite strumentali, che vanno dagli otto ai tredici minuti e si distaccano dalle sonorità spigolose che avevano caratterizzato le precedenti uscite discografiche della band. Tutti gli strumenti e tutti i suoni qui hanno una loro parte e la svolgono in maniera impeccabile. In “Bombshell”, per esempio, è la sezione ritmica ad avere il ruolo da protagonista, mentre i due pezzi centrali, “Beacon” e la title-track, danno risalto alle evidenti influenze kraut rock del gruppo. “Exploder” chiude questo vortice sonoro, un cavalcata musicale dalle forti tinte psichedeliche. Cube è il segnale evidente della maturità artistica dei Plasma Expander, che ora possono dare sfogo a tutta la loro energia creativa.