PJUSK, Tele
I norvegesi Rune Sagevik e Jostein Dahl Gjelsvik sono i Pjusk: il progetto (l’avrete letto mille volte per altri mille casi, ma tant’è…) nasce per descrivere i paesaggi incredibili del luogo dove vivono. L’etichetta che per prima ha creduto in loro è stata 12k, quindi si parla di elettronica minimale. Ora è il turno, quasi scontato, di Glacial Movements, alla quale portano in dote un lavoro meno austero del precedente Sval, anzi, proprio illuminato da una luce diversa. A dire il vero, all’inizio l’utilizzo sempre più marcato di suoni su basse frequenze fa pensare alla classica discesa in qualche luogo buio (coerentemente col titolo, termine norvegese che indica ghiacci sotto il livello del mare). Giunti al termine di questa discesa o si risale oppure si scopre un mondo nuovo, ma in ogni caso i synth – attraverso melodie solo accennate – suggeriscono che qualcosa sta nascendo e schiudono panorami davanti ai quali provare una sensazione di beatitudine, non di paura. Anche l’uso dei battiti (il contesto è rigorosamente downtempo) richiama quei documentari dove si esplorano le profondità del mare, trovandoci comunque la vita, il movimento: in questi casi, di solito, il curatore delle musiche cerca attraverso la ritmica di simulare qualcosa che pulsa ed è rallentato rispetto al caos della superficie, ma non è morto. Tutto insomma concorre prima a immergerci e poi, attraverso svolte inaspettate, generare la meraviglia. Gli ingredienti sono – come sempre – laptop, field recordings e sintetizzatori, ma la loro combinazione a tratti è commovente. Quel tanto che basta per porre Pjusk al di sopra della sovrappopolata media.
Tracklist
01. Fnugg
02. Gneis
03. Flint
04. Skifer
05. Krystall
06. Granitt
07. Kram
08. Bre
09. Polar