PG.LOST, Oscillate
Ok, prendete un tramonto e immaginate di essere nelle sconfinate foreste del Nord con abeti secolari, spettatori immobili che crescono fino a sfiorare il chilometro di altezza. Aggiungeteci l’emotività drammatica e monumentale degli svedesi, miscelate con una nocetta di Mogwai, Explosions In The Sky, MONO ed ecco a voi la chimica dell’ultimo disco dei pg.lost, band che da più di dieci anni aiuta a saziare la fame di post-rock nel mondo grazie a sei apparizioni discografiche, sette con questo Oscillate, stretto tra le braccia della Pelagic Records e arrivato dopo quattro anni di ritiro dalle scene. Appena si schiaccia play si è rapiti e accompagnati alla scoperta di sensazionali eventi naturali in un museo chimerico di forme instabili, ai quali assistiamo con la consapevolezza di ignorarne la stratificata complessità. Nonostante ciò, abbandonata l’identità del problema, le vibrazioni generate da questi mutamenti epocali ci colpiscono in pieno trasfigurandoci totalmente. In questi otto brani dalla consistenza cinematografica, i pg.lost (nei quali suonano il tastierista dei Cult Of Luna e l’ex batterista dei Ghost) scolpiscono con precisione i fondamentali del post-rock, creando tensioni soniche che ci silurano sulla gelida vetta del Kebnekaise (gli ultimi minuti di “E22” ne sono un ottimo esempio), momenti di estasi melodica (“Suffering”, di cui troverete un video sul tubo), lunghe nuotate all’alba nel lago Tornetask (“The Headless Man”), epiche cavalcate sulla neve congelata (“Eraser”) e altri infiniti scenari che a seconda del grado di approfondimento si modificano, facendo di “Oscillate” un disco da esplorare con calma, fiducia e attenzione. Se in un primo momento non vi conquista, dategli un’altra possibilità e lui vi mostrerà a ogni nuovo ascolto diversi dettagli e punti di vista che rendono vive tutte le sue tracce. E se siete fortunati, apparirà anche l’aurora boreale.