PETROLIO, L+Esistenze
Questo è il secondo album di Enrico Cerrato/Petrolio: se compri il cd hai dodici episodi, se prendi la cassetta hai sei di questi pezzi, se invece scegli il vinile hai gli altri sei. Sei sono anche gli invitati alla festa (tutti singoli musicisti, tranne un caso) e ciascuno di loro collabora a due tracce. Non si tratta di accostamenti spiazzanti, tipo – al netto della droga, collante non da poco – Miley Cyrus coi Flaming Lips, ma di incastri piuttosto logici con dei fuoriclasse: Aidan Baker (inevitabile, basta sentire il primo album di Petrolio), Sigillum S, Jochen Arbeit dei sapete voi chi, Mai Mai Mai, Fabrizio Modonese Palumbo dei Larsen, Nàresh Ran degli Hate & Merda. È un buon segno che Enrico sia riuscito a coinvolgere tutti loro, com’è importante che nell’intervallo tra i due full length abbia suonato in giro, e non solo in Italia.
Il livello medio dei brani non è basso e non ci sono cadute, ed “Heilig Van Blut” con Baker o “Fish Fet” con Mai Mai Mai sono davvero brucianti. Sembra possibile fare meglio quanto a “pacca”, a “botta” o come la vogliamo chiamare, probabilmente anche a livello di produzione. È chiaro, d’altro canto, che da queste parti non conta solo la potenza, ma anche la capacità di creare atmosfere, che di sicuro non manca né al titolare del progetto né agli altri. La sezione ritmica di tutti i pezzi è tanto godfleshiana ed è la struttura su cui si appoggiano le varie combinazioni con gli ospiti, che stanno là dove Broadrick metterebbe la chitarra, a volte davvero presente, a volte rimpiazzata dai synth. Il beat, però, andrebbe migliorato: dovrebbe – mi ripeto – spaccare di più (anche qualche loop di contorno è troppo debole), servirebbe poi qualche deviazione ogni tanto o un po’ più di groove.
Io mi aspettavo cose incredibili, ne ho avute “solo” di credibili. Sono fiducioso per il futuro.