PETROLIO e GRONGE, Una Guerra Di Soldatini
Una Guerra Di Soldatini è l’incontro tra Enrico Cerrato e Marcho Gronge, che hanno creato ciascuno a modo proprio un suono abrasivo, più oscuro il primo e più folle il secondo. Qui mettono in campo uno scontro, simulato e quindi potenzialmente ancor più cruento. La musica è una continua lacerazione, pezze di materiale organico imbrattate e stravolte, del resto il disco apre con “The Sound Of Car Crash (A Ballard E Cronenberg)”. Poi sogni in reverse su testimonianze romane (“Confidenze Di Un Guerriero Psichico”), tra disagi familiari e psicofarmaci in un limbo fra realtà e incubo. L’ordito intessuto da Enrico e Marcho è stretto, pieno di tormento e spessore, e su di esso improvvisamente e per un secondo viene innestato un groove, prima che lo inghiotta una lingua a me sconosciuta. Di nuovo ritmo, la tensione è palpabile ne “L’Attentato All’aeroporto Di Barbie E Jim”, non luogo dove non si fatica a credere possano esplodere i conflitti più terribili. Avanzando si inizia a percepire la grana di tutta l’opera, grossolana solo in superficie ma capace, con i suoi toni sordi e grevi, di colpirci nel profondo vibrando. La commistione fra le due fonti sonore esalta questo impasto, che come una cappa ci rinchiude nel suo raggio d’azione. Poi presenze energetiche fra i cieli della cucina: fantasmatiche donne oppure angeli rivelatori? Chi può dirlo? Di certo a incendiarsi in questa guerra di soldatini è una pira che prima o poi si impossesserà della moquette, del linoleum e di quelle tende lerce alle finestre, dando il via a una giusta pulizia. Un disco che potrà sembrare difficile di primo acchito, ma che è custode della verità sui nostri peggiori istinti, testimone ne è la title-track, che sembra fagocitarsi tra blocchi e ripartenze, a dimostrare l’immobilità della situazione. A spezzare la cosa quindi nulla di meglio di una sana scopata, come quella che ci introduce l’ultimo brano: del resto eros e thanatos da sempre sono andati a braccetto, Marcho ed Enrico ricamano un ritmo ballabile nei peggiori bistrò, da Cruising al Café Flesh, facendoci finire l’ascolto sudati, accaldati e gioviali.