PETIT SINGE, Akash Ganga
A inizio anno avevamo dedicato un approfondimento a una curiosa etichetta americana, la Purple Tape Pedigree. Riassumendo, si tratta di un collettivo di artisti e producer dotato non solo di una forte e futuristica impronta musicale, ma anche di un sincero e ben manifesto attivismo politico: è gente, tanto per capirci, pienamente coinvolta in quella sana provocazione collettiva e trasversale che continua a sgorgare dal bacino della musica elettronica attualmente più coraggiosa. Nell’ancora giovane catalogo di PTP troviamo di tutto, dall’r&b de-umanizzato e queer di N-Prolenta alle intricate strutture hi-tech di Eaves e WWWINGS. Ciò detto, qui da noi PTP non sembra avere un gran seguito. Di sicuro però ha l’appoggio di Hazina Francia, meglio nota come Petit Singe, giunta oggi al secondo lavoro per la milanese Haunter Records, un mini-lp intitolato Akash Ganga, espressione che in lingua hindi denota la Via Lattea.
Petit Singe (che per inciso è bengalese di origini, forlivese di casa e milanese d’adozione) ha infatti preso parte alla remix edition di una delle migliori produzioni targate Purple Tape Pedigree, vale a dire il disco di Eaves di cui ci ha parlato Maurizio Inchingoli. È come un cerchio che si chiude.
Si ha l’impressione che Hazina sia una persona estremamente attenta a quello che di nuovo succede là fuori; lo dimostra nei mixtape che non di rado pubblica in giro tra un portale e l’altro, pieni zeppi di brani, edit e remix facenti capo a produttori ed etichette che, non a caso, viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda di PTP, da NON Worldwide a Staycore e da Halcyon Veil a Janus.
Akash Ganga
Veniamo al disco. A marzo c’era stato Kind A, una specie di anteprima sotto forma di due tracce potenti e infuocate. I dj possono prendere appunti. Quei due brani uscivano idealmente accoppiati alla jungle infetta e rimasticata che si può ascoltare nel 7” gemello firmato da Matthias Girardi, aka Weighthausend, e già lì affioravano discrete aggressività piuttosto distanti dalla “Tregua” quasi sciamanica, di certo ritualistica, del precedente ep uscito nel 2013. Così, un brano come “OXO”, il secondo dei cinque che compongono Akash Ganga, nasce in seno a una tensione montante, tra bruschi rumori digitali e improvvisazioni sulla tabla indiana. È una dinamica che ormai abbiamo imparato a riconoscere e apprezzare da più parti. Petit Singe, comunque, vi ricorre con cautela: semmai è a una certa fascinazione melodica che pare non resistere, magari ricorrendo all’ausilio di vocals pitchati a dovere o ricamando sample dal sapore orientale (la toccante “27.09.87”, posta in chiusura).
Quello tra una superficie di placida bellezza e uno scottante nucleo di intensità percussiva è un contrasto che in casa Haunter non mancano di sottolineare, ma anche di mettere in discussione. Come? Tramite i quattro remix pubblicati lo scorso 26 maggio in vinile 12” e in digitale. Vi partecipano nomi già da tempo affiliati al giro Haunter: ci sono i beat spezzati e bipolari del sempre ottimo Jesse Osborne-Lanthier, alle prese con una “27.09.87” congelata nell’azoto; c’è lo stesso Weighthausend, che anestetizza in chiave dub i nervosismi della già citata “OXO”, accentuandone le frantumazioni ritmiche, mentre l’egiziano ZULI (fatevi il suo ep uscito lo scorso anno su UIQ, l’etichetta di Lee Gamble) ne altera i connotati rendendola pressappoco irriconoscibile. Leggermente meno arbitraria – nasconde i tribalismi e appesantisce l’umore – la rivisitazione di Aisha Devi, una sorta di mosaico i cui tasselli corrispondono, almeno in parte, ai frammenti che la musicista elvetica ha estrapolato dalle varie tracce del disco. Evidentemente la boss di casa Danse Noire è a suo agio tra le scansioni ritmiche originali; d’altronde, come potremmo mai biasimarla?