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PERTURBATOR, The Uncanny Valley

perturbator

James “Perturbator” Kent, figlio del critico Nick Kent, è il ragazzo che gestisce Blood Music, marchio attraverso il quale pubblica ristampe di metal estremo e/o avant (mi viene in mente l’opera omnia degli Emperor in vinile). Perturbator, però, è metal giusto nello spirito, nella sua intenzione di spaccare i culi e nel citare i grandi del genere qui e là nei titoli dei pezzi, ma non certo nel sound, che è una specie di reinvenzione iperdopata del synth pop anni Ottanta, dei suoi immediati predecessori e di Carpenter. Qualcuno più bravo dovrebbe prendere l’estetica di questo e altri progetti (Carpenter Brut?), confrontarla con quella di Refn in “Drive” e altri film e capire cosa c’è esattamente sotto. Noi, per adesso, possiamo solo spegnere il cervello e berci questa roba assurda con dentro “Terminator”, “Flashdance”, gli arcade col cabinato, i laserdisc game, “Akira”, “Blade Runner”…

Non so dire se Uncanny Valley sia migliore dei suoi predecessori, ma come minimo è allo stesso livello, perché contiene delle vere e proprie hit “synthwave”, degli apocrifi irresistibili stracarichi di melodie carianti: l’ingresso upbeat in “Neo Tokyo” che ti fa credere di essere David Hasselhoff, le percussioni sintetiche di “Weapons For Children” rubate a “Runaway” dei Ladytron (che le avevano fregate a qualcuno a loro volta, probabilmente), la corsa di “She Moves Like A Knife”. Kent non ha in repertorio solo il pezzo action, ma pure quello in cui miscela “Stripped” dei Depeche Mode con qualche lentazzo scopereccio tipo “Take My Breath Away” dei Berlin, di solito chiamando a collaborare la voce giusta per ri-creare la sua epoca di riferimento. Forse uno come Perturbator piace solo a chi può capire i riferimenti o forse – come il continuo, interminabile, bulimico revival Ottanta suggerisce – la sua musica raggiunge tutti. Di sicuro, specie fuori dall’Italia, cominciano a parlarne molto e lui può comodamente andarsene in tour. Io ce l’ho fisso in autoradio, ho anche comprato apposta una Delorean.