PERDITION SECT, End Times
Tra gli effetti a breve e medio termine della pandemia c’è di sicuro la possibilità per i musicisti di dedicarsi a progetti lasciati nel cassetto o nati proprio ora, perché il tempo a disposizione non manca e lo stop ai concerti costringe a ragionare su attività gestibili tra gruppi ristretti di persone.
Così, Aaron Dallison (Keelhaul, Brian Tentacles, Axioma) e Matt Sorg (Ringworm, Shed The Skin) si sono ritrovati a chiacchierare su come rendere produttivo il lockdown e su come gli odierni scenari abbiano riportato di attualità i temi distopici tanto cari alla scena crust, con un comprensibile occhio di riguardo per i maestri Discharge.
Detto fatto: presi a bordo gli amici Kyle Severn (Incantation, Shed The Skin) e Mike Lare (Ringworm), hanno pensato bene di comporre dieci tracce di puro nichilismo con una buona dose di nostalgia per i vecchi tempi ma anche con una discreta capacità di offrirne una versione se non futuribile perlomeno aggiornata. Tutto semplice e lineare, si direbbe quasi fin troppo, eppure End Times (come già accaduto per Barbarie Futura degli italiani Drömspell) suona tutto fuorché spompato o fuori tempo massimo e, pur senza inventare nulla di nuovo o ribaltare i pronostici, riesce comunque a colpire il bersaglio e a creare una colonna sonora calzante per questi tempi all’insegna della pandemia.
La grinta c’è, la potenza di fuoco non manca, le voci si adattano al contesto e ripercorrono i dettami del genere, i brani girano tra improvvise accelerazioni e ritmiche martellanti e non manca neanche la strizzata d’occhio ai Motörhead nella chitarra solista di “Social Media Leprosy”, per un risultato finale in fondo prevedibile eppure apprezzabile e che non deluderà gli amanti di queste sonorità. Come detto spesso, il ritorno di certi suoni e di certi linguaggi non può essere separato dallo scenario storico e sociale in cui avvengono, motivo per cui appare questo il periodo perfetto per un tuffo nel glorioso passato della scena crust annessi e connessi.
Nulla che lascerà un segno indelebile nella nostra memoria, probabilmente, ma per il momento i Perdition Sect colpiscono il bersaglio e si guadagnano più ascolti, magari in cuffia mentre ci si aggira per strada tra mascherine e contatti umani ridotti all’osso.