Percussioni infestate: Vanessa Tomlinson e René Aquarius
In questi ultimi due-tre anni ricevo con più frequenza (una volta non ne ricevevo affatto) dischi di batteristi che utilizzano il loro strumento come sorgente sonora anziché in chiave ritmica. Nel caso della Tomlinson e di Aquarius, a parte – suppongo – un gran lavoro di microfonatura e di scelta dello spazio architettonico in cui suonare (vedi anche Jason Van Gulick), non sembra esserci aiuto del digitale o di altri effetti (vedi Belfi o Rohrer). Questi due artisti – la prima una performer con un’esperienza venticinquennale e un curriculum che fa impallidire, il secondo uno che già conosciamo bene – lavorano senza rete di protezione e trasformano la batteria e/o le percussioni nel miglior generatore di dark ambient possibile, un’intuizione già avuta da altri in passato (Köner palesemente, Bertoia per certi versi, ma sarebbe bello conoscere a fondo il mondo dell’improvvisazione per trovare le radici di tutto) e – mi pare – lasciata un po’ morire nel corso degli anni, per poi essere ripresa oggi, in una fase in cui ci sono i cyberpunk Autechre che buttano fuori quattro dischi in un colpo solo ma più di qualcuno si è stufato di software, librerie, suoni sintetici… Forse è anche per questo inquietante nel corso dell’ascolto realizzare che, pur essendo l’approccio di entrambi coraggioso/inusuale, i due loro dischi sono quasi intercambiabili. Del resto non è più possibile sperare di trovare qualcosa di unico nemmeno in questi ambiti così indipendenti e creativi, anche se bisogna sempre ragionare coi numeri: Tomlinson e Aquarius hanno sì realizzato due lavori sovrapponibili, ma nell’ultimo mese presumibilmente mille gruppi doom avranno (tra)scritto – senza parlarsi – lo stesso riff ispirato ai Sabbath.
Sia in The Inside Space (Tomlinson), sia in Transmutation (Aquarius) troviamo: silenzio ma anche fisicità, buio pesto, il suono delle percussioni che si diffonde nello spazio e si fa drone e riverbero, le pulsazioni che diventano il battito del cuore di un mostro addormentato, le vibrazioni delle pelli che si trasformano in serpenti a sonagli, i passaggi di bacchetta sui piatti che potrebbero essere spettri o il respiro di un assassino alle nostre spalle. Non servono campionamenti, cori chiesastici, voci filtrate, Satana e synth ronzanti, occorre una conoscenza del proprio strumento uguale al quella che si ha del corpo del nostro amante.
Nessuno dei due sta fermo, entrambi mettono in piedi le più diverse collaborazioni (Tomlinson è presente negli ultimi due dischi di Lawrence English) e vorrei per questo vedere cosa riescono ad aggiungere a dischi come questi senza ripetersi.