PAYBACK, Usque Ad Finem
Esce finalmente il nuovo capitolo della saga Payback, una delle formazioni di punta della scena capitolina, da dieci anni sulla breccia con una formula anthemica e potente, capace di lasciare il segno soprattutto in sede live. Ancora una volta il saldo legame con la Grande Mela – e gli Agnostic Front in particolare – è evidenziato da un ospite di riguardo: Vinnie Stigma, guest vocalist in “Die Hard”, è lì a ribadire la volontà di proseguire un percorso di continua crescita, ma senza sradicamenti. Lo stesso vale per la chiusura affidata a “Scarred For Life 2011”, che riprende uno dei cavalli di battaglia della band contenuto nel debutto Keep Your Friends Close, un brano capace di mostrare come il tempo non sia passato invano e come lo stile della formazione si sia sempre più affinato grazie a maggiore sicurezza delle proprie potenzialità e più precisione nella scrittura. Restano, comunque, ben presenti il retrogusto street/oi! da sempre marchio di fabbrica dei Payback e la voglia di mantenere vivo un approccio che non disdegni una spruzzata di metal, distante però da ogni tentazione “metalcore” (così come viene comunemente oggi inteso). La musica contenuta in Usque Ad Finem è hardcore, pestone, cattivo, potente, stradaiolo, urlato, ma sempre e comunque hardcore, di quello che carica a molla e fa tirare fuori tutta la rabbia repressa, è musica da lasciar entrare nello stomaco e far uscire dalla gola sotto un palco. Pur senza stravolgimenti, i Payback sono riusciti ad aggiungere ancora più spezie al loro trademark, così da renderlo sempre più dinamico e attuale, senza per questo finire per snaturare la loro indole o inseguire qualche trend dell’ultima ora, come fin troppi nomi storici tendono a fare (spesso con risultati che rasentano il ridicolo). Personalità e coesione interna portano, al contrario, i romani a imporsi come uno dei nomi migliori attualmente sul campo: staccano di netto più di un rivale blasonato, compresi alcuni indiscussi campioni made in USA. Questi sono i Payback dopo dieci anni, sempre più decisi e letali, sempre più convincenti nel ruolo di paladini di una definita visione dell’hardcore. “Hold your ground”, si diceva una volta.