PATERAS / BAXTER / BROWN, Bern · Melbourne · Milan
Panpercussionismo: questa è l’estetica musicale del trio Pateras / Baxter / Brown. Nel primo blocco di composizioni (“Inland” 1-4) le idee ritmiche zampillano brandelli di folklore tribale balinese e vanno configurando una massa timbrica in quasi perenne moto di espansione e concentrazione. Che siano i sali e scendi di una micro-cellula presa nella sua robusta univocità, o che invece si dia un passaggio di testimone del verbo ritmico-pulsante tra i tre musicisti in reciprocità ipnotica, il trio di Melbourne produce una creatura sonora tentacolare, ma che la percezione uditiva non riesce a smembrare. L’attenzione per la disposizione spaziale dei registri acuto-medio-grave è strabiliante, così come la logica delle velocità e la metrica delle durate. Difficile cogliere chi faccia che cosa, tale è il livello di fusione timbrico-ritmica a cui giunge questo trio. Con “Bern 2” il piano preparato di Pateras prende il sopravvento, dando l’indirizzo alla densità articolatoria e dettando il beat interno, fino ad un reiterato trillo a martelletti stoppati. In “Bern 3” si ripresenta la versione fusionale del trio, sotto forma di un unico blocco erratico che via via finisce col diradare la figurazione con la sola batteria. “Bern 4” ci porta a un quasi-industrial: pare di essere risucchiati da una grande centrifuga mossa al suo interno dai colpi in sedicesimi di grancassa, per poi finire più giù, a fondo, in zone infere, fino a quando, a metà del pezzo, avviene una liberazione sonora, uno svuotamento nel quale una lontana linea al basso sostiene radi squarci tematici.
Passando al secondo cd di questo doppio disco live, si fa più presente (in particolare in “McIlwraith 1” e “McIlwraith 4”) il desiderio di rito ancestrale, con il cavalcare in groppa a groove balinesi. Il blocco delle tre performance “Milan” 2, 3, 5 può valere come sintesi generale, presentando forse una minore varietà ideativa nel contrasto tra densità/rarefazione. “Milan 2” potrebbe essere stata scritta dal Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, in particolare nella parte finale, dove il pianoforte apre ad una serie di sinistri rintocchi e “colpi del destino”. Se è lecito pensare che a tratti la spazializzazione del tempo di questo trio rimandi alla lezione rihmiana, così come le sospensioni evocative di Pateras riecheggino Thomas Reiner, purtuttavia il trio Pateras/Baxter/Brown si fa apprezzare soprattutto per l’esplosività estemporanea di un soundlandscape panpercussivo.