PARTY DOZEN, Crime In Australia

Frullare insieme in dosi adeguate James Chance And The Contortions, Birthday Party, Morphine di Mark Sandman e Dana Colley, una punta di Lightning Bolt, una scorza di Public Image Ltd., shakerare il tutto con sonorità contemporanee ghiacciate. Risultato: non un cocktail, bensì la Molotov Party Dozen. Australiani di Sydney, in giro dal 2017 con The Living Man, album d’esordio sulla propria etichetta Grupo, i Party Dozen sono: Kirsty Tickle – voce, sax (strumento da lei modificato con un microfono inserito all’interno della campana così da poterci “cantare” dentro) ed elettronica-poca – affiancata da Jonathan Boulet – batteria, percussioni, campionamenti-rari. Un duo, quindi, ma per lo stratosferico casino che fanno sembrano ma molti di più. Una vera estasi post-punk, no-wave, psyco-dance music, anche se etichettarla è superfluo per il semplice motivo che l’assoluta originalità e la sostanza in chiave diy con cui i Party Dozen si esprimono è lampante, chiaro anche che etichette come Temporary Residence Ltd e Sub Pop li abbiano in catalogo. Nel terzo disco The Real Work di un paio di anni fa, vero punto di svolta della loro carriera, c’era a sorpresa anche il venerando Nicola Caverna, che (evviva) cantava alla vecchia maniera, nel pezzo “Macca The Mutt”, “ho un bastardino, un bastardino che si chiama Macca” e sappiamo tutti a chi ci si riferisce, ed evidentemente Cave non poteva rimanere indifferente a una musica così affine ai suoi gloriosi The Birthday Party.

Ora arriva Crime In Australia, quarto album sulla lunga distanza, e non possiamo che prendere atto della coerenza e del coraggio contenuti in questi quaranta minuti di musica belligerante, scomposta, spavalda, godibilissima, mai scontata, che fin dall’incipit Coup De Gronk fa capire l’aria che tira: convulsi riff di sax, drumming – come si diceva una volta – selvaggio e via, impossibile rimaner fermi. Un ostinato di pianoforte apre “Wake In Might”, secondo pezzo in scaletta con Tickle che soffia e spinge come un’ossessa nel suo sax alieno, segue l’apocalittica “Money & The Drugs”, che potrebbe scaturire da una session degli Stooges altezza Fun House (al sassofono Steve Mackay) e invece è un capolavoro tutto contemporaneo (guardare il video per credere!), poi tocca a “Les Crimes”, un up-tempo intricato che serve solo parzialmente a riprender fiato. In Crime In Australia si potrebbe fare più volte riferimento alla storia del rock’n’roll più trasgressivo e incendiario, eppure in ognuna di queste canzoni c’è – oltre all’energia – una originalità, una “voce propria” che mette i Party Dozen al riparo dall’effetto copia-incolla ed al contrario li posiziona a fondamenta della rinascita di una musica-spietata che sembrava vivere di soli ricordi. “The Big Man Upstairs,  “Piss On Earth” (con un mellotron campionato e distorto) e infine la conclusiva “Jon’s International Marketplace” sono  tre bombe atomiche per un mondo sull’orlo della catastrofe.

Ben più di una madeleine (1) di proustiana memoria, Crime In Australia contiene musica da amare e ascoltare in qualsiasi momento ci si voglia sentire ancora vivi oggi. “Fino all’ultimo respiro”, se fosse un film.

I Party Dozen suoneranno il 7 novembre a Utrecht per la giornata inaugurale del Festival Le Guess Who?, 17ma edizione.


1. Nel precedente album The Real Work, la conclusiva “Risky Behaviour”, quella sì è una madeleine da assaporare alla corte dei Re Cremisi, con quella batteria à la Michael Giles poi.